Teologia, spiritualità e cultura: questi i tre macroambiti delle proposte dell’Istituto ferrarese. Il 17 aprile il primo incontro del percorso sulla preghiera, che vede coinvolta anche la Cattedrale

(Qui la locandina col programma completo del percorso)

Come sovente accade ai toponimi, il nome “Casa Cini” finisce per essere pronunciato tutto attaccato, un termine che si esaurisce nella sua funzione di indicare un luogo.

Ed è un peccato perché, così facendo, si perde di vista un dato importantissimo: che “Casa Cini” è prima di tutto – appunto – una casa. Vale a dire il luogo dove si con-vive, ci si accoglie reciprocamente, ci si riposa e si riordinano le idee, così spesso rese caotiche dai mille impegni che la vita ci mette davanti. E una casa si caratterizza per le sue porte, che possono essere una o più di una. Chiuse da numerose serrature oppure appena accostate. Di legno massiccio oppure finestrate, così che da lì si veda il mondo. Facili (oppure praticamente impossibili) da aprire. Da varcare autonomamente oppure – rigorosamente! – solo se invitati e accompagnati.

Le porte di una casa raccontano chi la abita, ed è per questo che “Casa Cini” ha scelto questa immagine per illustrare le sue proposte.

L’assunto di base è che si desidera incontrare il pensiero del nostro tempo perché nel dialogo tra questo e il Vangelo nascano percorsi di crescita e novità.

Come chiaramente insegna Papa Francesco, «ciò che il Vangelo e la dottrina della Chiesa sono chiamati oggi a promuovere, in generosa e aperta sinergia con tutte le istanze positive che fermentano la crescita della coscienza umana universale, è un’autentica cultura dell’incontro, una cultura anzi, possiamo ben dire, dell’incontro tra tutte le autentiche e vitali culture, grazie al reciproco scambio dei propri rispettivi doni nello spazio di luce dischiuso dall’amore di Dio per tutte le sue creature» (Veritatis gaudium 4).

E se l’orizzonte è quello dell’incontro, di null’altro si tratta, in sostanza, che di dare alla casa porte aperte, e facili da varcare.

Così, “Casa Cini” avrà tre porte: la porta “teologica”, quella “spirituale” e quella “culturale”. Il progetto, in quest’ottica, è molto semplice: proporre attività (relative ai tre ambiti simboleggiati dalle porte) attraverso le quali le persone si possano incontrare e – nel contesto di relazioni significative – crescere nella conoscenza di Dio, nella maturazione della vita interiore e nella relazione con le tante domande che la nostra cultura ci pone.

LA PROPOSTA SULLA PREGHIERA

Si comincerà con una proposta della “porta spirituale”, attraverso un percorso sulla preghiera in programma da aprile a giugno. Ci siamo chiesti: che cosa induce in noi quel senso di aridità, di estraneità o di dispersione che proviamo nella nostra stessa esperienza di fede? Non sono le cose, l’ambiente, le relazioni, le molteplici attività a portarci via dalla vita, ma forse come ci collochiamo davanti a tutto, senza perderne il senso ultimo. Riprendere la via della preghiera, ancor prima che una prassi, è ricominciare a riconoscere proprio questa intima connessione delle cose. Non è un uscire dalla realtà, ma un entrare in un più vero contatto con la sua sorgente, “la sola cosa necessaria”. Il cammino che proponiamo intende interpellare quanti sentono importante dedicare un po’ di tempo per non sentirsi più così dispersi e sconnessi (a causa di una immagine erronea di Dio, della vita umana e cristiana), per mettere radici più profonde nella terra della propria umanità, per unificare la propria persona maturando una capacità relazionale con Dio, con sé stessi e con gli altri.

A tal fine, la porta della spiritualità di Casa Cini desidera aprirsi in sintonia con tutta la Chiesa, sul tema della preghiera: «In questo tempo di preparazione, fin da ora mi rallegra pensare che si potrà dedicare l’anno precedente l’evento giubilare, il 2024, a una grande “sinfonia” di preghiera. Anzitutto per recuperare il desiderio di stare alla presenza del Signore, ascoltarlo e adorarlo» (Lettera di papa Francesco, 11 febbraio 2022)

La proposta, che intende essere di carattere teorico-esperienziale, prevede momenti di acquisizione di contenuti, alternati a momenti di preghiera in cui approfondire e sperimentare quanto appreso. Sarà un percorso in cui entrare con la mente, con il cuore e con tutto il corpo in una prospettiva unitaria. 

«La sola vera certezza che tocca la nostra vita e le nostre azioni può venire solo dalle sorgenti che zampillano nel profondo di noi stessi» (Etty Hillesum).

Équipe Casa Cini

Pubblicato sulla “Voce” del 12 aprile 2024

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