La presenza del Vescovo il 1° maggio al Mercato ittico di Porto Garibaldi e lo spettacolo teatrale

di Cecilia Cinti

«Il Padre mio opera sempre e anch’io opero» (Gv 5,17). Queste parole di Cristo aiutano a vedere come con il lavoro si esprime «una linea particolare della somiglianza dell’uomo con Dio, Creatore e Padre» (Laborem exercens, 26). 

E con queste parole si apre il Messaggio dei Vescovi italiani per preparare e vivere la festa del 1° maggio. Questo ci fornisce anche un’importante chiave di lettura dell’art.1 della Costituzione italiana: «la “cosa pubblica” è frutto del lavoro di uomini e di donne che hanno contribuito e continuano ogni giorno a costruire un Paese democratico. È particolarmente significativo che le Chiese in Italia siano incamminate verso la 50ª Settimana Sociale dei cattolici in Italia (Trieste, 3-7 luglio), sul tema “Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro”. Senza l’esercizio di questo diritto, senza che sia assicurata la possibilità che tutti possano esercitarlo, non si può realizzare il sogno della democrazia».

Prendersi cura del lavoro è, quindi, un atto di carità politica e di democrazia. Ciò spetta sicuramente alle istituzioni civili, ad ogni livello di amministrazione, che hanno ancora tanto da fare per assicurare a tutti un lavoro dignitoso. Anche i lavoratori, tuttavia, devono rendersi sempre più consapevoli dei propri doveri e sentirsi corresponsabili del buon andamento dell’attività produttiva e della crescita del Paese. E le associazioni dei lavoratori devono perseguire il fine della salvaguardia dei diritti di tutti, contribuendo all’inclusione di ciascuno, a partire dai più fragili.

La stessa Chiesa è chiamata all’ascolto dei lavoratori e delle questioni sociali più urgenti, a manifestare attenzione verso lavoratrici e lavoratori i cui diritti non vengono rispettati e a mettere in campo azioni che possano essere segno di speranza, specie in quei territori che rischiano di essere abbandonati e lasciati senza prospettive di lavoro in futuro.

Con questo spirito, il nostro Arcivescovo mons. Perego celebrerà la S. Messa il 1° maggio nella Festa di San Giuseppe lavoratore alle 9.30 presso il Mercato ittico di Porto Garibaldi, in un territorio sicuramente ricco di risorse e potenzialità, ma anche duramente segnato dalla precarietà di un turismo “mordi e fuggi” e di una pesca sempre più in crisi, ora anche a causa del famigerato granchio blu.

La riflessione sul lavoro continuerà poi presso il teatro parrocchiale dove andrà in scena lo spettacolo teatrale “Giusta.Storia di una donna crepata di lavoro nei campi”, scritto e interpretato da Francesco Martinelli e prodotto dal Teatro delle Molliche. Lo spettacolo nasce da una storia di caporalato, una piaga difficile da eliminare, di cui ognuno deve sentirsi in un qualche modo coinvolto e responsabile, ma in realtà intende focalizzare l’attenzione sulle tutte le forme di violenza subite nel luogo di lavoro: l’intento non è tanto quello di portare all’attenzione del pubblico fatti di cronaca o resoconti d’inchiesta, ma è voler comprendere cosa accade quando rimaniamo indifferenti, quando ci occupiamo esclusivamente dei nostri interessi, quando arriviamo troppo tardi perché tutto quello che potevamo evitare è già accaduto. Il progetto drammaturgico rappresenta, quindi, le parole di Sandro Pertini: «non può esservi vera libertà senza giustizia sociale e non si avrà mai vera giustizia sociale senza libertà». 

Al termine dello spettacolo ci sarà spazio per le domande, le riflessioni e le condivisioni su un tema così fondamentale per la democrazia e la partecipazione nel nostro Paese. 

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Le campane restaurate

La mattina del 1° maggio, dopo la S.Messa il nostro Arcivescovo benedirà le campane restaurate della chiesa di Porto Garibaldi. Nel 2016 le campane erano state depositate nel cortile dei magazzini del Comune di Comacchio, viste le gravi carenze di staticità riscontrate nella struttura del campanile. Grazie anche all’impegno della Protezione Civile “Trepponti” di Comacchio, al Circolo di Legambiente Delta del Po e all’Associazione “La Famie ad Magnavaca”, sono stati raccolti i fondi per il restauro delle campane e il ripristino del loro impianto elettrico. In seguito, è stato costruito un basamento in cemento armato sul lato sinistro della chiesa di Porto Garibaldi sul quale è stata posta la struttura in ferro che le sorregge.

Le campane vennero realizzate proprio 70 anni fa, nel 1954, dalla ditta “Antica Premiata Fonderia Pontificia dei fratelli Ottolina di Seregno”.Sulla campana più grande è riportato il nome dell’allora papa Pio XII, dell’allora Vescovo Natale Mosconi e dell’allora parroco don Egidio Pellegrini.

Pubblicato sulla “Voce” del 26 aprile 2024

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