(“La Voce” del 6 dicembre 2019)

Le tante persone che proseguono il lavoro della “Giornata del Laicato” continuano a incontrarsi. Il prossimo traguardo è mettere in atto, a partire da dopo l’Epifania, le prime “sperimentazioni”. Ci sono Parrocchie da contattare, gruppi da incontrare, progetti e tempi da definire… insomma: un faticoso vortice felice!

Nell’ultimo incontro, si è concordato sull’opportunità di preparare un elenco delle sperimentazioni da proporre alle Parrocchie. «Non deve essere un “catalogo” o un “menù” – si è detto – non abbiamo nulla da vendere!». Dovrà essere simile, piuttosto, al programma di una stagione teatrale.

Così come il direttore artistico esprime l’anima del teatro da lui diretto attraverso diversi spettacoli che vanno a formare un pensiero, allo stesso modo la “Giornata“ racconterà l’aspirazione a tradurre l’Annuncio in gesti, suoni, colori, giochi e, soprattutto, incontri di persone, col proprio programma.

Per farla breve: l’idea è stata ratificata e presto avremo il “Programma delle sperimentazioni” che contiamo di mettere in atto.

Uscendo dalla riunione pioveva, come non di rado accade in questi giorni, e l’autoradio parlava dei primi allagamenti delle golene e delle conseguenti evacuazioni delle persone che vi abitano. Come suona ironico – pensavo – essere così concentrati su un programma (costituito, per sua natura, di definizioni, date, periodi, calendari, scansioni, organizzazioni…) e contemporaneamente essere severamente richiamati dalla natura a ricordare che la storia e il creato non sono nelle nostre mani e, anzi, tanto più tentiamo di soggiogarli (il “peccato originale” della tecnica!), tanto più sperimentiamo la nostra sostanziale caducità. Io credo che questa contrapposizione tra i programmi dell’uomo e una storia impossibile da dominare (in quanto espressione di trascendenza, ma sarebbe un discorso lungo) contenga un grande insegnamento: quello – radicalmente evangelico – a scoprirsi figli e – aggiungerei – “figli piccoli”. Di quelli che, secondo il salmo 131, restano “quieti e sereni”, come “in braccio alla loro madre”. E a chi è capitato di vedere un bambino nel passeggino sull’autobus numero 11 carico di studenti, questa immagine appare in tutta la sua chiarezza!

È un insegnamento che ben si adatta ai lavori della “Giornata del Laicato”, e che ci aiuta a interpretare una duplice urgenza: da un lato il mondo ha un enorme bisogno di ascoltare l’annuncio cristiano. Sono troppe le disperazioni, gli errori e le strade cieche che testimoniano questo bisogno. Dall’altro, specularmente, la Chiesa ha bisogno (espressione da tradurre con: ognuno di noi ha bisogno) di nuovi linguaggi per annunciare il Vangelo e pronunciare l’unico nome in cui c’è salvezza: Gesù. Si tratta, se posso usare un termine specifico, di una vocazione certa. Ed è per rispondere a questa vocazione che nascono le sperimentazioni della “Giornata” e le riflessioni sui mille linguaggi da imparare per comunicare con gli uomini che incontriamo. Un compito impegnativo, improcrastinabile e, per certi aspetti, drammatico. Consapevoli, però, che l’unico modo per farcene carico è quello espresso dal salmo 131, e cioè come bambini che dormono tranquilli mentre l’autobus numero 11 distribuisce gli studenti nelle scuole di Ferrara.

Occorre mettere in gioco la propria capacità progettuale, le proprie competenze e la propria passione, ma con la certezza che è lo Spirito che agisce nel mondo e lo plasma, lo rende fertile, lo salva.

Il programma delle sperimentazioni verrà condiviso a breve.

Buon tempo di Avvento a tutte e tutti.

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