26 giugno 2020

L’insegnamento della quarantena, povertà e lavoro, paritarie e universitari: ecco le prossime sfide della nostra Chiesa

a cura di Andrea Musacci

Pandemia e risposta della Chiesa

Mons. Perego, veniamo da mesi difficili, spesso di isolamento, angoscia e incertezza. Secondo lei questo periodo ha permesso di riscoprire l’importanza delle relazioni, della prossimità soprattutto ai più deboli, del non dimenticarsi degli altri? Oppure ha non solo distanziato fisicamente tra loro le persone ma le ha allontanate a livello relazionale, le ha alienate e rese più impaurite e diffidenti?

Certamente questo tempo di Covid è stato un tempo in cui abbiamo riscoperto il valore delle relazioni e la povertà dell’autoreferenzialità e dell’individualismo. Al tempo stesso abbiamo scoperto i nostri limiti, in questa era scientifica e tecnologica che ci ha abituati a sentirci i padroni del mondo e a dimenticare i limiti della nostra creaturalità. Come anche abbiamo scoperto i limiti di un modello politico ed economico globale fondato sull’economia e sul profitto e poco attento ai mondi della fragilità e della salute, della gratuità e del volontariato, che abbiamo scoperto fondamentali in tempo di Covid.

La Chiesa universale ha saputo essere sorella e compagna di viaggio delle donne e degli uomini in questo periodo emergenziale? È riuscita, davanti a quei cortei di carri militari con le bare nelle nostre città, a dire una parola di speranza, di vicinanza nel dolore, nel timore e nella morte, una parola che potesse emergere nel frastuono mediatico?

La Chiesa è nel mondo, condivide le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce della gente, soprattutto dei più poveri (cfr. G. S. 1) e lo ha fatto anche in questo tempo, condividendo le stesse paure e le stesse ansie delle persone e delle famiglie. Ogni sacerdote è rimasto accanto alla sua gente, soprattutto agli anziani e alle persone sole, anche utilizzando le nuove tecnologie comunicative (telefonate, messaggi, incontri in streaming…). Come ha potuto ha offerto conforto, ha continuato a pregare e celebrare anche in una chiesa vuota. La Caritas diocesana e le Caritas parrocchiali non hanno mai cessato di dare i loro aiuti, anzi sono raddoppiate in Italia e anche a Ferrara le persone e le famiglie in difficoltà che sono state aiutate. Il mondo associativo e del volontariato cattolico ha inventato forme di vicinanza e di supporto: per la spesa – come ad esempio gli scout -, per le pulizie, per l’accompagnamento… Come Chiesa Diocesana abbiamo cercato di riflettere insieme, di pregare insieme; le mie lettere mensili avevano lo scopo di accompagnare la riflessione e la preghiera comune, per non perdere l’orientamento dentro la confusione causata dal rincorrersi delle notizie e dal prevalere della paura.

Che Chiesa locale ha visto in questo periodo di emergenza forzata, sia nella risposta del nostro popolo alla sofferenza del dover rinunciare all’Eucarestia (e a tutti i momenti comunitari) sia nella volontà di trovare, o meglio sviluppare, forme alternative di comunione, di essere Chiesa?

La fantasia della carità e della condivisione, la voglia di comunità, ha portato a inventarsi – nelle nostre parrocchie – nuove forme di preghiera comunitaria, momenti di ascolto della Parola, celebrazioni eucaristiche in streaming. I giovani spesso sono stati i protagonisti di queste alternative di comunione, nate in tempo di isolamento e di sofferta privazione della catechesi e della celebrazione eucaristica. Tutto questo non è avvenuto a scapito della realtà, ma proprio per non farci perdere il desiderio della realtà e della necessità dell’incontro e delle celebrazioni comunitarie.

Diocesi: quali prospettive?

Geografia diocesana. Nuove unità pastorali, nuove collaborazioni con parrocchie, naturalmente è stato tutto rimandato: si riuscirà a riprendere questo progetto nei prossimi mesi?

La sospensione di ogni momento di confronto comunitario ha portato necessariamente a far slittare di alcuni mesi i Consigli pastorali, gli incontri e le giornate del clero, necessari per arrivare a valutare insieme le proposte sulla nuova geografia diocesana, fondata non più su due livelli strutturali (parrocchie e Vicariati), ma su tre livelli strutturali (parrocchie, unità pastorali, Vicariati). A settembre – a Dio piacendo – riprenderemo il cammino interrotto, orientati anche dalla Lettera pastorale sugli stili di vita cristiana, fino al 28 marzo 2021. Da quella data – anniversario degli 850 anni dal Miracolo eucaristico di Ferrara – inizieremo il biennio eucaristico diocesano, al termine del quale, nel 2023, partirà la Visita pastorale alle parrocchie, alle unità pastorali e ai vicariati

Capitolo post sisma. Proseguono ancora i lavori in Cattedrale (tra l’altro ripresi da poco) e su altre chiese. Ma tanti sono ancora i cantieri che non chiuderanno a breve o i progetti non ancora avviati…

È una sofferenza, una ferita aperta nella nostra Chiesa, e che riguarda ancora alcune decine di edifici dell’Arcidiocesi, in maniera più lieve e più grave. Il cammino, però, è ben avviato e – se aiutato dallo snellimento dei tempi burocratici – potrà essere concluso in un quadriennio. L’aspetto positivo di questa attesa e di questi tempi, comprese le chiusure – che pesano anche economicamente sull’Arcidiocesi e sulle parrocchie – è la possibilità di provvedere alla ristrutturazione e alla messa in sicurezza di beni storici e culturali ecclesiali che potranno fungere anche da volano per l’economia della città e del territorio, che è in evidente sofferenza. Sarebbe deleterio per la nostra città arrivare ad essere la capitale della cultura nel 2022 o nel 2023 e non avere la Cattedrale, patrimonio dell’umanità, aperta e totalmente restaurata.

Laicato diocesano: naturalmente anche le Giornate del laicato si sono interrotte e così, quasi del tutto, i progetti che stavano per nascere: in generale, però, soprattutto nell’anno pastorale che sta per concludersi, non ha visto una certa indifferenza da parte della maggioranza delle laiche e delle laici a saper organizzare progetti pastorali e culturali a livello diocesano?

La ripresa delle Giornate del laicato – iniziate dal compianto Vescovo Maverna – è stata appassionata; il segno della presenza di un laicato vivace, competente, con uno spirito ecclesiale. Purtroppo è stata forzatamente fermata dal Covid, ma non ha annullato, bensì solo rimandato, i percorsi avviati, arricchendoli di una maggiore attesa. Inoltre, il mondo del laicato ha avuto dei passaggi importanti: il nuovo Presidente e la nuova equipe dell’Azione Cattolica Diocesana; la riconferma del responsabile della Fraternità di Comunione e Liberazione; la riorganizzazione di una fondazione come la Braghini Rossetti, che gestisce soprattutto case e residenze diocesane per anziani, formata da laici; un nuovo economato diocesano con protagonisti dei laici; i tavoli “Ferrara accoglie” e “Ferrara bene comune”; le iniziative di dialogo religioso di alcuni laici, soprattutto donne; la formazione economica e sociale del mondo cooperativo e l’avvio della rinascita dell’UCID, l’unione degli imprenditori cattolici… Certamente occorre sforzarsi di uscire da una certa referenzialità e rendersi consapevoli sempre più da una parte della necessità di luoghi diocesani di confronto e del consigliarsi, di luoghi per elaborare – da parte dei laici – un rapporto con la città. Non basta semplicemente occupare, servirsi degli spazi diocesani, ma bisogna arricchirli, rinnovarli. La nota della “cattolicità” della Chiesa si vede anche da questa capacità di vivere e contribuire alla crescita della comunità diocesana, che è là dove è presente, s’incarna, esiste, la Chiesa universale.

Sempre sui laici: non pensa che sarebbe positivo tornare a una formula di Laboratorio della fede come quella sperimentata nell’anno pastorale 2017/2018, dove vi era un primo, fondamentale livello di confronto in piccoli gruppi, e solo dopo una sintesi a un livello più ampio? Penso, ma forse è stata una sensazione mia, che fosse una formula molto apprezzata…

Il Laboratorio della fede continua, con esperienze anche rinnovate, ed ha come scopo soprattutto che la formazione cristiana, che è permanente, continui. Si tratta di un cammino e non soltanto di una conoscenza. Il passaggio a questo cammino di catechesi – nello spirito del Documento base che ha compiuto cinquant’anni -, ovvero alla valorizzazione di una catechesi esperienziale, a una rinnovata esperienza di catecumenato, a una catechesi mistagogica che colleghi liturgia e catechesi, è fatto di un insieme di tappe che non si possono improvvisare e non hanno un risultato sui tempi brevi.

Bambini e ragazzi. Scuole paritarie: quale futuro vede? C’è da temere una loro chiusura?

Ci sono due ordini di problemi per quanto riguarda le scuole paritarie: un primo problema è la sostenibilità, soprattutto nei contesti di paese e laddove ci sono più scuole. Legato alla sostenibilità è il percorso che possa finalmente arrivare a una sussidiarietà reale nel sistema scolastico italiano. L’altro è un problema ecclesiale: quale modello di scuola cattolica. Nell’Ottocento italiano le scuole cattoliche sono nate per l’alfabetizzazione, l’emancipazione femminile, il recupero del disagio, il servizio alle famiglie, fondate su uomini e donne di fede, consacrati, e su un percorso fortemente parrocchiale (la scuola era anche il luogo della catechesi, era anche oratorio femminile, era anche luogo di educazione delle madri…). Se la scuola oggi, con l’abbandono ormai endemico dei consacrati, diventa solo un ‘potere’, un’impresa lucrativa, sganciata completamente dalla comunità cristiana, rischia di non servire la vita sociale ed ecclesiale. La valorizzazione della FISM porta a sostenere e dare voce a diversi livelli – comunale, provinciale, regionale e nazionale – alle nostre scuole, e ad accompagnare la formazione e il coordinamento educativo degli insegnanti.

Città e territorio

Riguardo a due mondi fondamentali, quello culturale da una parte e quello giovanile (adolescenti e universitari) dall’altra, anche nella nostra città: la nostra Arcidiocesi sa parlare a questi due mondi / con questi due mondi? Per il prossimo anno pastorale che progetti sono previsti?

Il mondo universitario nella città e nelle comunità ecclesiali di Ferrara-Comacchio in particolare – con 23.000 universitari e centinaia di docenti – è un tassello fondamentale del suo presente e del suo futuro. Sul piano sociale l’attenzione della Diocesi è all’accoglienza degli studenti con rinnovate residenze universitarie – abbiamo riaperto il convento dei Gesuati con quasi 40 posti e una lunga lista d’attesa – un vero è proprio campus. Abbiamo intenzione di riaprire al Sacro Cuore, venti posti universitari, e di gestire direttamente altre strutture residenziali. Sul piano ecclesiale abbiamo cercato di avviare un percorso per ritornare a fare di Casa Cini uno dei luoghi familiari della catechesi e dell’incontro tra gli universitari, con un sacerdote incaricato. Stiamo pensando di attrezzarla con una sala studio – anche fornita di un’ottima biblioteca – per chi ha bisogno di uno spazio riservato, visto che spesso gli appartamenti sono disturbati. Inoltre, con la partenza dei Padri Carmelitani, da settembre, la chiesa di S. Girolamo diventerà cappella universitaria, per favorire anche qui la vita spirituale degli studenti. Il tema della cura pastorale dei giovani – che sempre più deve vedere la collaborazione tra parrocchie ma anche del Vicariato – connesso tra l’altro alla cura delle vocazioni, è certamente un tema che ci dovrà impegnare nei prossimi anni. In questa direzione va anche la cura delle attività estive, tempo importante per formare il gruppo, l’amicizia e la vita spirituale dei giovani. Per questo anche in tempo di Covid – grazie a un protocollo con il Comune di Ferrara – abbiamo continuato le attività estive con i ragazzi e con i giovani, e curato la formazione degli educatori.

Lavoro e crisi economica: che Ferrara e che territorio provinciale avremo davanti fra 3 mesi o 6 mesi? Quali saranno le ricadute sociali, economiche, esistenziali della crisi che ci aspetta? E quale sarà il ruolo della nostra comunità ecclesiale in tutto questo?

Il ruolo della comunità cristiana sarà anzitutto quello di essere vicina alle famiglie e ai lavoratori; inserirsi in maniera sussidiaria nel processo politico ed economico per dare un valore aggiunto in termini economici e di opportunità lavorative – è il senso del Fondo Lavoro -; lavorare con il mondo della cooperazione sociale, d’impresa e bancaria di ispirazione cristiana in particolare e con il mondo associativo – soprattutto con le ACLI – presente nella nostra Chiesa. Non abbiamo trascurato poi di essere particolarmente vicini – attraverso le Caritas diocesane e parrocchiali – al mondo dei nuovi poveri, attraverso un fondo destinato alla Caritas; e di essere vicini alle parrocchie più piccole e in difficoltà con un fondo che ha già aiutato 30 parrocchie.

Un’ultima domanda: il 6 settembre nella nostra Diocesi si celebrerà la Giornata nazionale del creato. Che significato ha in questo tempo?

Il tema della Giornata, centrato sui nuovi stili di vita in questo ‘mondo malato’ – per usare l’espressione di Papa Francesco – è molto importante, soprattutto per il nostro territorio agricolo, ortofrutticolo e di pesca, dove la cura della ‘casa comune’ – nello spirito dell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco – è il presupposto per la qualità dei nostri prodotti. I problemi ambientali – inquinamento, surriscaldamento delle acque, opere pubbliche senza rispettare l’ambiente – costituiscono una minaccia grave per la salute, per il lavoro, per il futuro della nostra terra. Celebreremo la Giornata a Comacchio – con la S. Messa in Concattedrale trasmessa dalla Rai -, in un territorio che ha visto l’opera mirabile dei Benedettini, e che può fondare il suo futuro solo sul rispetto dello straordinario ambiente naturale: le valli, il Delta, il Boscone, i Lidi. Ci saranno, nel mese di settembre, diverse iniziative e giornate di studio sul tema della salvaguardia del creato e di un nuovo modello e stile di vita.

Pubblicato su “la Voce di Ferrara-Comacchio” del 26 giugno 2020

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