Questo è la Settimana mariana che inizia il 2 ottobre a S. Francesco: cantiere ed esperienza condivisa, e sempre nuova

di don Ivano Casaroli

“Puoi farmi alcune righe sulla Settimana mariana, così spieghi anche il senso dei titoli?”. Questa la richiesta de “La Voce” e allora provo a dire dei titoli e dell’idea generale che vuole guidare la tradizionale settimana di preghiera in preparazione alla festa della Madonna delle Grazie.

Parlando di questo tempo di Sinodo ha colpito un fatto marginale ma vero. L’estate è nel nostro immaginario tempo di relax; dopo l’estate riaprono le fabbriche, riprendono vita i cantieri, riapre la scuola, il traffico in città si fa più intenso, tutto si rimette in moto. Anche nella vita pastorale l’estate ha qualcosa di diverso; certe attività si fanno più intense certamente, ma portano con sé uno spirito diverso, quasi sempre tra la sperimentazione, l’avventura e la preparazione del domani. Con la consapevolezza che niente inizia proprio da capo, ogni anno è un rilancio con il desiderio di fare tutti un passo avanti. 

La festa della Madonna delle Grazie con il suo venire da tante parti a trovare la Madonna quasi il segno che le parrocchie si rianimano e tutto riprende a girare. La vergine oltre che come Madonna delle Grazie è amata dai cristiani anche come porta del cielo, la porta che può introdurci al segreto del “camminare insieme”: sinodo. La Settimana mariana fa questo invitandoci alla preghiera, all’ascolto di ciò che lo Spirito dice alla Chiesa, la nostra, e a ciascuno di noi. E la parola dello Spirito non è mai una parola di divisione, né di imposizione ma sempre di operosa ricerca di una sintonia che rende bello anche il cammino faticoso. E il mondo, cioè tutti, ha bisogno di ritrovare il gusto della fraternità e in questo senso il Sinodo è anche la missione, è la Chiesa in uscita. 

La prima parola che guida la settimana mariana è “cantiere”. E subito davanti agli occhi c’è il cantiere della Cattedrale, ma poi anche i tanti cantieri che stanno rendendo più bella la città, il cantiere della vita famigliare, quello della scuola e, infine, il cantiere del Sinodo che in questo secondo anno è invitato a diventare un cantiere: i “Cantieri di Betania” propongono i vescovi. Immagino il padrone della parabola che esce a tutte le ore per cercare operai per il suo cantiere-vigna. Tanti – idealmente tutti – lavorano nel cantiere e fortunatamente non tutti hanno lo stesso compito: Cristo è roccia su cui si costruisce, Maria è modello dell’edificio, tutti noi siamo pietre e operai che rendono visibile l’edificio Chiesa in restauro permanente. Questo cantiere ha dunque una storia, la storia della nostra vita e della nostra fede vissuta; è anche il luogo in cui si matura un’abilità, una sapienza lavorativa come tesoro vero che generazioni di lavoratori trasmettono. Nella Cattedrale occupa uno spazio, non si nasconde, parla a tutti ed è sempre pronta a raccontare con linguaggio proprio l’amore e la devozione del popolo cristiano per la Vergine Maria.

La seconda parola è “esperienza”, offerta dal vademecum dei vescovi “Continuiamo a camminare insieme”. Il Sinodo è «avviare una nuova esperienza di Chiesa». In questo senso il cammino sinodale è un «cantiere aperto a tutti». I vescovi sottolineano che è «importante che tutta la comunità sia coinvolta, in diverso modo, nell’esperienza dei cantieri». Andiamo alla mensa dell’altare per nutrirci e avere forza per lavorare. La paga è anche la scoperta di una nuova umanità.

Articolo pubblicato su “La Voce” del 30 settembre 2022

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