(“La Voce” del 16 ottobre 2020)

di Chiara Ferraresi e Giovanna Foddis

La ripresa dei contagi consiglia prudenza e di rimandare l’appuntamento della Giornata del laicato prevista per il 24 ottobre. Quello che non può essere rimandato è l’impegno che il titolo della giornata suggerisce: “Tornare a costruire”.

Tornare a costruire anche in questo tempo segnato dolorosamente dalla pandemia, dalla frammentazione dei contatti sociali, ma anche dalla riscoperta della forza della preghiera. Nella comunione della preghiera, possiamo in primo luogo sperimentare, anche se fisicamente lontani, la gioia di essere fratelli e sorelle nella stessa Chiesa locale.

Come recita il salmo 133, che avevamo scelto ad apertura della Giornata: «Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme!». Una preghiera di lode per il dono di potersi incontrare nella fede come fratelli, e sorelle ma anche una vocazione e un impegno comune. Un impegno comune che siamo chiamati a vivere, sostenuti dalla gioia della fraternità, nelle  parrocchie e nelle Unità pastorali, nei diversi ambienti di vita, attraverso le associazioni e i movimenti, a disposizione del cammino di conversione e di testimonianza che ci aspetta nella Chiesa e nella nostra città. Un cammino che il nostro Vescovo Gian Carlo, sin dal suo ingresso, ha voluto fosse improntato al processo di rinnovamento aperto dall’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium di papa Francesco. Come ci ricorda il papa al cap.114: «Essere Chiesa significa essere Popolo di Dio, in accordo con il grande progetto d’amore del Padre. Questo implica essere il fermento di Dio in mezzo all’umanità. Vuol dire annunciare e portare la salvezza di Dio in questo nostro mondo, che spesso si perde, che ha bisogno di avere risposte che incoraggino, che diano speranza, che diano nuovo vigore nel cammino. La Chiesa dev’essere il luogo della misericordia gratuita, dove tutti possano sentirsi accolti, amati, perdonati e incoraggiati a vivere secondo la vita buona del Vangelo».

In questo tempo, così nuovo, così inatteso, vogliamo perciò con generosità mettere a disposizione le nostre competenze, le nostre risorse umane e spirituali con umiltà, in uno stile improntato al servizio, alla fraternità, alla gioia, superando barriere e chiusure. Per questo abbiamo bisogno in primo luogo di pregare perché lo Spirito Santo illumini e sostenga l’intera comunità in questo periodo così difficile: laici, religiosi, sacerdoti, donne e uomini, vecchi, giovani e bambini, poveri e ricchi, associazioni e movimenti come un popolo che cammina insieme attorno al proprio Vescovo e, solo se cammina in comunione, illuminato dalla Parola e sostenuto dall’Eucarestia, con umiltà e speranza, procede nel rinnovamento, nella missione e nella testimonianza. Come ci ricorda ancora papa Francesco «nessuno si salva da solo, cioè né come individuo isolato né con le sue proprie forze. Dio ci attrae tenendo conto della complessa trama di relazioni interpersonali che comporta la vita in una comunità umana. Questo popolo che Dio si è scelto e convocato è la Chiesa. Gesù non dice agli Apostoli di formare un gruppo esclusivo, un gruppo di élite. Gesù dice: “Andate e fate discepoli tutti i popoli” (Mt 28,19)» (E. G. 113).

Apriamoci, dunque, con semplicità e fiducia a questo invito, lasciando che lo Spirito ci aiuti a superare stanchezze, frustrazioni, pensieri cupi che questo periodo pandemico porta con sé e, insieme, aiutandoci a guardare oltre. Torniamo a costruire!

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