Quale sarà lo scenario economico? Un’analisi a partire dai dati della Camera di Commercio: l’approvvigionamento delle materie prime e la situazione internazionale provocano una riduzione di mercato. Freno ai consumi

di Giovanni Tamburini

Avvicinandoci alla fine dell’anno, è utile riprendere i dati diffusi nell’ultima edizione dell’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ferrara, e provare a capire lo scenario economico previsto nei prossimi mesi per Ferrara e provincia. Al momento, le rilevazioni svolte nel periodo estivo evidenziano, per il secondo trimestre 2022, ancora risultati positivi, ma allo stesso tempo dalle imprese provengono segnali di criticità non sempre quantificabili. Non rallenta la crescita della produzione industriale con un trend del settore manifatturiero, nel suo complesso, che risulta fortemente influenzato dalle performances delle imprese esportatrici. Aumentano, tuttavia, le quote di imprese che stimano una riduzione di mercato dovuta alle condizioni di approvvigionamento delle materie prime e alla situazione geo-politica internazionale.

Secondo gli “Scenari per le economie locali” di Prometeia, dopo la profonda caduta del 2020 e il recupero del 2021, la crescita del valore aggiunto provinciale, nel 2022, sarà del 3,4%, mentre per il prossimo anno la ripresa rallenterà ulteriormente al +2,0%. Solo tre mesi prima erano stati diffusi dati più prudenziali per l’anno 2022 (+2,4%) e più ottimisti per il successivo (+2,6%), mentre sembra già definitiva al 6,2% la crescita del 2021.

La ripresa del valore aggiunto prevista per il 2022 è rivista al rialzo per un punto percentuale in più, in considerazione dell’elevato livello di attività nel primo semestre e dell’aspettativa di un rientro dei prezzi dell’energia, che, in realtà, non sta avvenendo. La ripresa sarà, però, decisamente più contenuta nel 2023, sei decimi in meno di quanto previsto tre mesi fa. Il 2022 per Ferrara non sarà comunque l’anno del pieno recupero dei livelli pre-COVID, rimandato, quindi, al prossimo anno. Le dinamiche che già all’inizio dell’anno avevano frenato gli entusiasmi sembrano non lasciare spazio ad ulteriore ottimismo soprattutto per il 2023.

Il trend di crescita ferrarese per il 2022 appare per il momento in linea con quanto rilevato per l’Emilia-Romagna, appena superiore alla media italiana (+3,1%), ma, a causa degli effetti generati dalla pandemia, con la crisi più marcata tra il 2020 e il 2021, i tempi, affinché il valore aggiunto provinciale superi i dati di pre-pandemia, si dovrebbero allungare, mentre a livello regionale e nazionale già quest’anno potrebbe avvenire il sorpasso. Al valore aggiunto ferrarese del 2022 (7,966 miliardi di euro stimati a prezzi costanti) mancano ancora più di 100 milioni di euro per raggiungere il prodotto del 2019. Il trend positivo solo nel corso del 2023 potrà mettere a segno, rispetto al 2019, un piccolo incremento del valore aggiunto pari a +0,7%, mentre a distanza di quattro anni, il differenziale regionale sarà di oltre dieci punti percentuali.

A trainare la ripartenza, anche a Ferrara, sono le costruzioni, settore ancora stimolato dagli incentivi, per il quale nel corso del 2021 la variazione positiva è stata del +26,3%. Il trend subirà un fisiologico rallentamento nel 2022 e nel 2023, con lo scadere delle misure adottate a sostegno del settore. Le costruzioni rimangono comunque l’unico comparto che ha già superato ampiamente lo scorso anno i livelli di attività del 2019, avendo tratto vantaggio dalle misure adottate a favore della ristrutturazione edilizia e dai piani di investimento pubblico.

Per quanto riguarda l’industria, stante la crescita dell’inflazione, le difficoltà nelle catene produttive e le conseguenze della guerra in Ucraina, la ripresa dell’attività diminuirà di intensità. Rallenterà il recupero del comparto industriale passando dal +13,1% del 2021 al +1,5% del 2022, ma previsto in leggera risalita per il 2023, con il recupero del commercio internazionale.

La dinamica dell’inflazione e l’aumentata incertezza hanno posto un freno alla ripresa dei consumi che, però, ha solo ridotto la tendenza positiva dei servizi nel 2022 (+3,2%). Nel 2023, l’ulteriore rallentamento della dinamica dei consumi dovrebbe ridurre più decisamente il ritmo di crescita del valore aggiunto dei servizi (+2,1%), che neppure al termine del prossimo anno recupererà il livello del 2019, e risulterà inferiore del 14,6% rispetto al massimo antecedente la crisi finanziaria toccato nel 2008.

Articolo pubblicato su “La Voce” del 9 dicembre 2022

Abbonati qui alla nostra rivista!

Continua a leggere