Nato nel 1973, morto nel 2000, originario di Tresigallo dov’era molto attivo in parrocchia e nell’AC, Riccardo scriveva per “la Voce” e amava i giovani, tanto che col suo esempio, con la sua musica e molto altro cercava di portarli a Cristo

di Miriam Turrini

Con il ricordo della serata organizzata da Riccardo Tagliati a metà dicembre 1999 è iniziato – lo scorso 6 aprile – il momento a lui dedicato dagli amici e dalla comunità parrocchiale di Tresigallo nel 25° anniversario della morte. Scriveva Riccardo a proposito di quella iniziativa intitolata “Posta per te”: «perché questa serata? Vuole essere solamente un momento per trovarci insieme e riflettere su alcuni aspetti dei nostri tempi, visto che questo è l’ultimo Natale del millennio e poi si entra nell’anno del Giubileo…. Vuole essere un bilancio che non ha la pretesa di dare risposte ma che vuole suscitare una riflessione sincera dentro ognuno di noi. Per una volta cerchiamo di non nasconderci dietro un paravento di banale indifferenza».

Riccardo Tagliati (1973-2000) ha scrutato a lungo il suo tempo, ne ha colto la direzione e i segni del cambiamento e ha deciso di viverlo da protagonista, come permette di cogliere la sua collaborazione alla “Voce di Ferrara-Comacchio”. Tra il 1995 e il 1998 Riccardo ha scritto per il Settimanale diocesano 90 articoli, sia di cronaca ecclesiale sia di cronaca locale. Era fiero del suo lavoro di giornalista, come dimostra la sua partecipazione alla Giornata mondiale della Gioventù di Parigi nel 1997 in qualità di giornalista accreditato.

Il filo rosso della sua collaborazione con “la Voce di Ferrara-Comacchio” fu la passione per i giovani: seguì tutti gli incontri diocesani con i giovani, le GMG diocesane e la GMG a Parigi nel 1997.

Al centro era il suo desiderio che i giovani incontrassero Cristo per una vita piena, nella libertà, nella gioia di vivere, nella scoperta dell’altro, nell’amicizia, nell’entusiasmo, nella responsabilità, contro l’indifferenza, la solitudine, soprattutto contro la noia. Nel messaggio inviato in occasione del funerale di Riccardo, mons. Carlo Caffarra aveva scritto: «Riccardo ha offerto esplicitamente la sua vita, mi ha detto durante un incontro in Ospedale, perché i giovani possano incontrare Cristo e vincere in Lui la morte. Questo atto di offerta ha trasfigurato la sua morte in un atto di amore che vince il disfacimento fisico della persona».

Riccardo coltivò un grande amore per la Chiesa, che secondo lui aveva saputo intercettare i giovani, come dimostrava il feeling di papa Giovanni Paolo II con loro. Seguì da vicino i Vescovi di Ferrara, prima Maverna e poi Caffarra, il cui insegnamento lo affascinava. L’omelia di mons. Caffarra in occasione del funerale di quattro giovani morti in un incidente stradale nell’ottobre 1997 fu lungamente riportata e condivisa da Riccardo, confermando la sua scelta di una vita non omologata, già dichiarata apertamente sul Settimanale nel 1995, quando aveva manifestato in una lettera aperta come lettore la sua scelta esistenziale: «al grande popolo della notte, della trasgressione voglio dire: “mi dispiace non sono più dei vostri, a questo sballo non ci sto”».

Nei suoi numerosi articoli sulla “Voce” il suo sguardo si rivolse anche alla realtà della sua terra, riportando fatti e avvenimenti, che commentò con partecipazione, che fossero le elezioni amministrative o scolastiche, le proteste dei commercianti e degli agricoltori, le fiere di paese, le iniziative a favore della pace, la nomina dei bambini come vigili dell’ambiente a Tresigallo, il successo della banda di Tresigallo, un comitato a Rero per il restauro del campanile e molto altro. Lo sguardo di Riccardo si posò sul suo tempo vagliandone attentamente le possibilità di vita libera e responsabile. Un tempo che scelse di vivere in pienezza contemplando e testimoniando il volto di Cristo con la vita.                                   

Chi era Riccardo Tagliati?

La fisionomia umana e spirituale di Riccardo emerge dai ricordi degli amici dopo la sua morte in alcuni numeri della “Voce di Ferrara-Comacchio” e dai suoi numerosi articoli sullo stesso Settimanale diocesano. Riccardo era un giovane che amava tessere relazioni e amicizie. Riusciva a legare con tutti, dai bambini agli anziani. Sapeva entrare nel cuore di ciascuno. Si dava senza risparmio, sempre disponibile ad aiutare e consigliare. Il suo sorriso era «rassicurante». Aveva una grande fede e dimostrava nei fatti che cosa significa essere credente nell’oggi.

Desiderava comunicare agli altri il dono della fede in Dio. Per questo cercava vie originali, come le numerose canzoni da lui composte. «In modo esplosivo» ricercava le modalità migliori per coinvolgere gli altri e la sua comunità. Lo caratterizzavano la gioia, la simpatia, la voglia di vivere. Inventivo, mirava a stupire perché egli stesso amava stupirsi.

Era estroverso; condivideva le vacanze estive e invernali con gli amici. Negli incontri di Azione Cattolica in parrocchia amava il dialogo e il confronto paziente, aperto, sincero, mirando alla condivisione. Amava profondamente la Chiesa. Dagli amici viene riconosciuto come modello ed esempio. Amava scrivere: come giornalista, ma anche canzoni, versi o una pagina, per gli amici o anche per se stesso. Durante i ricoveri ospedalieri si faceva voler bene da tutti e affrontava con il sorriso anche le prove più difficili: «un sorriso radioso, indimenticabile», come testimonia la dottoressa Giovanna Salsini, una dei suoi medici curanti, che ricorda anche che «Riccardo rifletteva gioiosamente, pur nella grave malattia, il suo rapporto di amicizia con il Signore». Esprimeva sul suo volto, come sostiene un amico, «la serenità di chi accetta con coraggio e la speranza di chi continua a lottare». Chi andava per confortare ne usciva confortato. 

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UN “GRAZIE”

Desideriamo porgere un grande ringraziamento a Miriam Turrini per l’enorme lavoro svolto nel raccogliere documenti su e di Riccardo, per la sua presenza e il suo profondo e dolcissimo intervento in memoria di Riki lo scorso 6 aprile.

Gli amici di Riccardo

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«Nel sole del Signore aiutami a portare questa croce d’amore»: quella lettera da lui letta

La serata dedicata al ricordo di Riccardo Tagliati a Tresigallo il 6 aprile scorso ha offerto ai presenti un ritratto vivo di questo giovane anche attraverso i suoi scritti e le sue canzoni.

Un momento toccante è stato la lettura della lettera di un ammalato a un medico che aveva proposto nella sopracitata serata “Posta per te” del dicembre 1999:

«Mio carissimo amico, mio compagno,

nelle mani del Signore affido il mio spirito, nelle tue il mio corpo e la mia speranza! Di te mi devo fidare ciecamente anche non conoscendoti e non avendoti, magari, mai visto prima. Avvicinati a me, scendi ad ascoltare il mio cuore, non solo con gli strumenti che rilevano il ritmo idraulico e vitale; vieni più vicino, ascolta con più attenzione il cuore di un uomo e il suo pulsare di affetti e pensieri!

Chinati ad ascoltare le mie paure, le mie gioie, le mie certezze decimate dalla prova. Io entro nel tuo lavoro e nella tua mente, tu invece, nella mia intimità più profonda. Conoscimi non solo fisicamente, ma ti chiedo, ciò è il compimento della tua vocazione, anche spiritualmente.

Possiamo essere amici? Io ti dono la mia fiducia, custodiscila; la distanza che ci separa è una sottile linea del destino, che si chiama tempo di fronte alla quale tutti chineremo il capo. Ti prego chinati un altro po’, entra, ma dammi il tempo di accoglierti; a volte una stretta di mano o una strizzata d’occhio contano più di un antibiotico!

Abbassati, senti lo stridore dei chiodi conficcati nel palmo delle mani, chiodi che legano ognuno, al legno salvifico della croce. Questa croce, così dura da sopportare, passo dopo passo, così difficile da amare anche se intagliata nel legno della libertà. E tu amico mio caro, paziente mio Dottore, in questo mio calvario stammi a fianco e nel sole del Signore, aiutami a portare questa insegna di dolore, questa croce d’amore».

Da un tuo paziente amico

 

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 18 aprile 2025

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