Una vita all’insegna della musica quella di uno dei protagonisti storici dell’Orchestra a plettro ferrarese. Che ora pubblica la sua biografia. Ecco il suo racconto, con un dolce finale tutto da gustare…

di Cinzia Berveglieri

È da poco iniziato il mese di maggio, i raggi del sole calante allungano l’ombra del bambino che cammina nel piccolo borgo di campagna, agitando la campanella di metallo che tiene in una mano. Come nella favola del pifferaio magico, le donne al suo passaggio lo seguono fin dentro alla piccola chiesa racchiusa tra le case, dove ogni sera nel Mese mariano fanno il Fioretto.

In punta di piedi, il bimbo ripone la campanella sulla tovaglia candida che ricopre l’altare, si siede vicino alla mamma e, cullato dalle voci che pregano, guarda i grani del rosario che scorrono lenti nelle mani delle sue vicine di casa.

Il profumo del legno antico delle panche, lo sguardo amorevole della statua della Madonna, la gioia di trovarsi tutti insieme, il pensiero degli amici che lo attendono per giocare, il profumo del pane che sta cuocendo nell’unico forno comune…il piccolo Riccardo è talmente felice che, se solo potesse, vorrebbe portare il suo presente nel futuro, per non dimenticarlo mai e farlo conoscere agli altri.

QUANTE PAGINE SERVONO PER TRASFORMARE UN SOGNO IN REALTÀ?

Riccardo Magri (foto, ndr) è nato il 30 settembre 1953 in un piccolo borgo di case denominato “Barchetto”, nelle vicinanze di Malborghetto di Boara.

Il papà William e la mamma Dina lavoravano in campagna stagionalmente, mentre la nonna Alma accudiva la casa.

Nel borgo abitavano 30 famiglie, e c’era pure una chiesetta dove nel mese di maggio le donne organizzavano il Fioretto. Dopo cena Riccardo aveva il compito di girare con un campanello tra le case, per richiamare la gente alla recita del rosario.

La sua infanzia è felicemente e semplicemente…semplice.

I primi calci tirati ad un pallone di cuoio con le stringhe cucite a mano, le visite domenicali seduto sul sellino fatto con un asse di legno messo sulla bici della mamma alla Certosa di Ferrara, sulla tomba della sorellina morta a nove mesi…

Le corse sulle macchinine a pedali che una signora, in piazza Ariostea, noleggiava per 10 lire…

È il 1961 quando Riccardo vede, in casa dall’unica famiglia che possedeva un televisore e che ospitava tutto il vicinato, il Festival di Sanremo e si innamora della canzone “24000 baci” di Adriano Celentano. Quei 24000 baci segnano l’inizio della sua passione per la musica.

A 14 anni arriva la sua prima chitarra elettrica usata, che lui suona “ad orecchio” perché non sa leggere gli spartiti.

È nel 1969, a 16 anni, che si iscrive al corso di musica serale che si teneva in via Palestro, nella sede dell’Orchestra a plettro “Gino Neri” che a  Ferrara era l’unica Scuola gratuita, frequentata perlopiù da chi non poteva permettersi di frequentare il Conservatorio.

Passione, impegno e sacrifici sono i compagni di viaggio di quel ragazzo che, affascinato dalle musiche di Vivaldi, Mozart, Bach, Beethoven, è desideroso di studiare per avviarsi seriamente alla musica .

Dei lavoretti fatti nelle ore libere dal corso triennale per Tecnici Radio Tv che frequenta, gli permettono di racimolare 35.000 lire per comprarsi una chitarra classica.

La partenza per il servizio militare di leva interrompe i suoi studi musicali.

OGGI C’È

Alla soglia dei 70 anni, il bambino che, seduto in una piccola chiesa di campagna guardava i grani del rosario scorrere nelle mani della mamma, ha scritto un libro.

Nelle 99 pagine di “La musica mia compagna di vita” ha consegnato al futuro i suoi ricordi.

La musica lo ha accompagnato nei periodi felici e nei momenti difficili della sua vita.

Dopo il matrimonio con Francesca nel 1976 e la nascita dei figli Cristiano e Giulia, Riccardo ha ripreso lo studio della musica dedicandosi al mandolino.

Dal 1989 è nell’organico dell’Orchestra a plettro “Gino Neri” di cui, oggi, è anche responsabile dell’archivio musicale.

L’Orchestra è per lui una seconda famiglia, con cui ha girato il mondo portando in tournée il suo mandolino.

E la musica è il tramite che gli ha permesso di fare volontariato, nelle scuole della città, nelle case di riposo per anziani, nei gruppi parrocchiali dove ha animato le messe con musiche e canti, spesso  scritti da lui.

È la musica che gli ha tenuto compagnia durante la lotta intrapresa e vinta con un linfoma non Hodgkin nel sangue.

È la musica che ci fa da sottofondo mentre, seduta nel salotto di casa di Riccardo, con il suo libro tra le mani, torno indietro nel tempo.

Sono anche io nata e vissuta nel “Barchetto”, ero una vicina di casa della famiglia di Riccardo e vicini, anche se non di casa, lo siamo sempre stati e lo siamo tuttora.

Riconosco il profumo della torta di noci che sta cuocendo nel forno, oggi sono le mani di Francesca che la impastano, un tempo erano le mani di Dina, la mamma  di Riccardo, che la facevano e la condividevano con tutto il vicinato.

E riconosco l’abbraccio con il quale Riccardo mi accoglie ogni volta che ci incontriamo, perché è lo stesso con cui mi stringeva a sé nel cortile di casa nostra, quando ero piccola.

Riconosco e condivido il significato di uno dei messaggi del Vangelo che tante volte abbiamo ascoltato da don Alessandro nella chiesa di Malborghetto, quella Parabola dei Talenti in cui ci si invita a non tenere egoisticamente per noi i beni e le conoscenze maturate durante la nostra vita, ma di donarle e condividerle con il nostro prossimo.

Ricetta torta noci e cioccolato

In una ciotola tritare 300 gr. di noci (pesate con il guscio) e 1,5 hg di cioccolato fondente.

Mescolare con un 1.5 hg di burro a temperatura ambiente.

A parte, mescolare 3 uova con 2 hg di zucchero, aggiungendo poco a poco 3.5 hg di farina.

Unire i due composti aggiungendo 1 bustina di lievito per dolci precedentemente sciolta in mezzo bicchiere di latte tiepido.

Mettere nella tortiera e infornare a 150/160 gradi per 40 minuti circa.

 

(Storia n. 15 della Rubrica mensile “Cucina divina”)

Pubblicato sulla “Voce” del 27 ottobre 2023

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