Vittoria Cavallaro, Valentina D’Antoni, Lavinia Torri, Zoe Biellesi sono le studentesse della “Bombonati” di Ferrara protagoniste di un torneo nazionale

di Cinzia Berveglieri

Da lezione di scacchi ad andare a lezione con gli scacchi il passo è stato più breve di quanto tutti potessero pensare.

Quando lo scorso gennaio Paola Dalan, insegnante di matematica alla scuola primaria Bombonati di Ferrara ha visionato il progetto promosso dall’Unicef, non ha esitato un attimo e, ottenuto il permesso della dirigente del comprensorio scolastico “Dante Alighieri”, Paola Manzan, ha proposto ai suoi alunni di terza A e terza B di imparare a giocare agli scacchi.

La novità è stata accolta con curiosità e dopo il primo mese durante il quale i ragazzi hanno imparato le regole del gioco da una istruttrice professionale che andava a scuola una volta alla settimana, molti di loro si sono appassionati tanto da continuare le lezioni in modo autonomo e privato. Così la squadra femminile composta da Vittoria Cavallaro, Valentina D’Antoni, Lavinia Torri, Zoe Biellesi dopo aver vinto le fasi territoriali tenutesi a Pontelagoscuro si è qualificata ai nazionali.

La squadra capitanata da Paola Dalan dal 7 al 10 maggio ha partecipato al Trofeo Nazionale di scacchi di Montesilvano (Pescara), presso il Pala Dean Martin.

Le ragazze, pur non essendo arrivate al podio, hanno comunque ottenuto una grande vittoria. Hanno vinto non esitando a mettersi in gioco insieme a 1800 studenti di ogni ordine e grado provenienti da tutta Italia.

Hanno vinto lasciando genitori e accompagnatori ad attenderli fuori dal Palasport, seguendo fiduciose la loro capitana Paola che li ha schierati tra le 295 squadre presenti.

Così come una grande vittoria l’ha ottenuta l’insegnante che, attraverso il gioco degli scacchi, ha voluto sviluppare quella pazienza e concentrazione che i bimbi, oggi, hanno sempre meno.

Così come hanno vinto i genitori e gli accompagnatori che li hanno affiancati in questa avventura, riscoprendo il piacere di “prendersi il tempo” per approfondire la conoscenza di quelle persone con le quali spesso, presi dalla frenesia della quotidianità, ci si scambia solo un saluto frugale.

Insomma, anche lo studio della matematica può diventare un elogio alla lentezza.

Articolo pubblicato su “La Voce” del 19 maggio 2023

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