Lo scorso 6 febbraio è improvvisamente tornato alla Casa del Padre. In tanti, amici e colleghi, grati lo piangono. Negli ultimi anni era Presidente della “Vittore Veneziani”

(Sulla “Voce” del 17 febbraio 2023 trovate altri ricordati dedicati al prof. Sansonetti)

È stato tanto, Giuliano Sansonetti, per tanti. Amico, collega, professore, presidente… Ma per tutti ha saputo fondere fede, cultura e umanità in una personalità mite e profonda. Docente di liceo, all’Università, al nostro Istituto di Scienze Religiose, attivo nel MEIC diAzione Cattolica, nella CISL, e negli ultimi anni Presidente dell’Accademia corale “V.Veneziani”, Sansonetti è improvvisamente scomparso la mattina del 6 febbraio.

Proprio la “Veneziani” ha sublimemente accompagnato la S. Messa delle esequie in una chiesa dell’Addolorata gremita che lo ha accolto per l’ultimo saluto terreno la mattina dell’11 febbraio. In prima fila, la moglie Anna, la figlia Silvia, il genero e i nipoti. Dopo la cerimonia si è proseguito per il Santuario della Madonna della Pioppa di Ospitale di Bondeno.

«Nel volto di Dio vedremo anche il tuo, nella Sua Parola, le tue», ha detto don Andrea Zerbini nell’omelia. «Quella Parola di vita, Parola sovversiva, come scrivesti, che cambia le sorti. Ciò che scrivevi, che insegnavi, era ciò che vivevi»: la ricerca di Cristo, la riflessione sul Logos originario, il vivere per il Signore, l’essere per la vita, l’essere  eterno. Ma è sempre il volto che torna, «volto irriducibile a ogni totalità, irriducibile nella propria infinità. Volto  che interpella», com’era quello di Sansonetti.

Un volto schivo ma fermo, accogliente, che sempre pareva interpellato da un cruccio, da una suggestione, e che sempre interpellava. Un volto riflessivo, spesso chino in un continuo scavo del pensiero, del cuore, ma mai distante. «Io spero Te, per noi», scriveva Marcel. Così ha vissuto Sansonetti: nella speranza che non muore, per coloro che il Signore gli affidava.

Andrea Musacci

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I parrocchiani dell’Addolorata

«Anna e Giuliano Sansonetti, che il 29 ottobre scorso hanno festeggiato i 55 anni di matrimonio, a memoria di noi parrocchiani hanno fatto da sempre parte della storia della B. V. Addolorata.

«In questi giorni di incredulo dolore, ci siamo accorti che tutti, pensandoli, abbiamo nella mente la stessa immagine: quando la domenica mattina arrivano insieme alla messa delle 9.30 ed entrando salutano qua e là, lui con cenni ed un sorriso dolce, lei fermandosi a chiedere se c’è bisogno di leggere e scambiando parole di incoraggiamento con qualche ragazzino, che magari ha avuto anni prima a catechismo, o di interessamento su lavoro e salute di questo o quell’adulto. Si può dire che nella parrocchia dell’Addolorata in questi anni non ci sia stato un gruppo senza un Sansonetti: i nipoti di Giuliano passavano dal catechismo ai giovanissimi e poi ai giovani, lui ha tenuto vari incontri per gli adulti negli anni, sua figlia Silvia come catechista ha portato alla comunione e alla cresima vari gruppi di bambini e ragazzi, mentre Anna, oltre che catechista è stata via via responsabile ACR e nel Consiglio parrocchiale di AC.

«Anna e Giuliano sono sempre stati per noi testimonianza di unione e di fede che si fa vicinanza accogliente per ogni persona, parente o amica, che fosse per un periodo più o meno lungo sola e quindi, semplicemente e con dolcezza, da ascoltare e “coccolare”. Della famiglia, Giuliano era il più riservato e meno loquace, ma la dolcezza e l’affetto con cui i nipoti si riferiscono al nonno parlandone, la generosità con cui Silvia e Anna si lanciano nelle varie attività parrocchiali, dicono molto di lui, di come abbia sempre saputo essere un punto di riferimento rasserenante ed incoraggiante».

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Lo scassinatore non è riuscito a rubare la luce

di Piero Stefani

Giuliano Sansonetti come ogni persona, ancor più se dedita alla filosofia, ha, nella sua vita, pensato alla morte. Pur essendogli amico da molti anni non conosco quali fossero i suoi pensieri più intimi sulla fine della nostra esistenza terrena. Non sorprende; in un certo senso non conosciamo fino in fondo neppure quelli che, a ora incerta, attraversano la nostra mente. Lo spiraglio apertosi però è grande. I famigliari mi hanno comunicato che Giuliano ha sempre vissuto in una fede così grande che ora è certo nella luce. Lo crediamo e lo speriamo.

Vi è un dato empirico non falsificabile: quanto più si allungano i nostri giorni tanto più cresce il numero di coloro che abbiamo conosciuto e che, ora, hanno compiuto il grande passo verso l’oltre. Come rapportarci con loro? Di questo possiamo parlare. Di ciò ha scritto Sansonetti in relazione a uno degli autori a lui più cari, Emmanuel Levinas: «Responsabilità  del sopravvissuto […] non perché la vita del morto dipenda dalla memoria del vivo – come pensa Sartre – ma nel senso di una responsabilità assoluta: responsabilità per quanto ho fatto o non ho fatto, non importa se consapevolmente o meno, per la vita o la morte dell’altro […] “colpevolezza senza colpa, senza debito, una responsabilità affidata” dice J. Derrida nella sua splendida orazione funebre» (G. Sansonetti, Emmanuel Levinas. Tra filosofia e profezia, Il Margine, Trento 2009, p. 55). Anche per noi la morte di Giuliano è ormai diventata una responsabilità affidata.

C’è un’altra certezza: quella di dover morire, ma in questo caso il certo è circondato dall’incerto. Non sappiamo il dove, il come, il quando. La morte improvvisa dell’“altro” ci turba; un conto infatti è sapere che è possibile, altra cosa apprendere che quella possibilità, a un tempo prevista e imprevedibile, è diventata realtà. Sempre parlando di Levinas, Sansonetti ha scritto: «Innanzitutto proprio della morte è il fatto che “non è mai assunta ma viene”. In questo suo venire repentino senza farsi annunciare, come “un ladro nella notte”, secondo la famosa immagine evangelica, essa svela la sua irriducibile alterità» (ibid., p. 51). Così è avvenuto. La morte è giunta come un ladro, ma lo scassinatore non è riuscito a rubare la luce.

Articoli pubblicati su “La Voce” del 17 febbraio 2023

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