Il 20 marzo ilSeminario di Ferrara ha ospitato un incontro organizzato da Ucid e Serra club Ferrara. Protagoniste, tre nostre aziende: “Cerutti” di Burana, “Ursa” di Ponti Spagna e “Il Germoglio”: produzione responsabile e centralità della persona i capisaldi 

di Alberto Lazzarini

Può l’agricoltura creare reddito e occupazione offrendo prodotti di qualità, magari biologici, e contribuendo anche alla salvaguardia dell’ambiente? Certo che può, ma naturalmente occorrono gli ingredienti giusti, anzi le persone giuste. E dei valori. 

La prova s’è avuta con l’interessante e utile incontro promosso da Serra club e Ucid (Unione cristiana imprenditori e dirigenti) che ha visto protagonisti lo scorso 20 marzo in Seminario i responsabili di tre realtà economiche del nostro territorio, diversissime fra loro, e don Francesco Viali, responsabile, per la Diocesi, del settore lavoro e ambiente.

Il tema non era stato scelto a caso: le encicliche di papa Francesco (la specifica Laudato si’ e la Fratelli tutti) sono il punto di riferimento del mondo cattolico per accedere a questa complessa quanto delicata problematica, sempre più attuale e, anche, fonte di polemiche, spesso pretestuose, ideologiche e fomentate da interessi economico-finanziari precisi, quelli che vogliono spogliare la terra di tutte le sue risorse regalando gran parte dei benefici solo a un piccolo gruppo. La dottrina sociale della Chiesa, ma anche una parte significativa del mondo laico, quello più attento e responsabile, hanno come obiettivo la produzione – dunque l’indispensabile valore economico – realizzata in modo responsabile nei confronti della persona e del creato. È qui – solo a questo punto – che dovrebbe svilupparsi il dibattito sulle modalità per raggiungere la mèta. In attesa che nelle stanze più o meno segrete si prendono le decisioni adeguate, il mondo dell’economia per fortuna procede. Come ad esempio quello spicchio di mondo che vede protagoniste le tre citate realtà. Ad esempio la “Cerutti” di Burana, nel Bondenese: il titolare, Stefano, ha narrato la storia della sua famiglia, di agricoltori, le difficoltà del mercato tradizionale, la successiva scelta del biologico. Poi la produzione di riso e grani, la loro trasformazione, la produzione di 15.000 uova al giorno. Insomma una nuova stagione, che sta avendo il giusto successo grazie anche a un sistema di commercializzazione diretta costituita da mercati locali e gruppi di acquisto solidale. La consorte Elisa Casumaro, a sua volta titolare di un’azienda zootecnica con mucche e bufale e di un’azienda casearia, ha illustrato la complessità del lavoro, il rapporto non solo funzionale con la terra e con gli animali, le soddisfazioni, i valori che fanno capo al cristianesimo.

Al tavolo, coordinato dai presidenti dei due club, si sono poi accostati Pasquale D’Andria e Piero Trezza, rispettivamente direttore tecnico e marketing e direttore commerciale di “Ursa” che a Ponti Spagna di Bondeno produce isolanti termici e acustici secondo un’ottica di edilizia sostenibile. La loro è un’esperienza con un forte aggancio non solo all’attualità ma anche al futuro prossimo, quando sarà ancora più necessario offrire soluzioni tali da risparmiare energia, visto che – hanno ricordato i dirigenti di Ursa – ben il 40% di tutta l’energia consumata proviene dagli edifici. Per la cronaca, il 32% è in capo ai trasporti e il restante 28% all’industria.

Biagio Missanelli, direttore della Cooperativa sociale “Il Germoglio”, ha infine trattato il tema dal punto di vista dei servizi. La sua realtà economica, decisamente variegata (è piena di “germogli”) spazia dall’infanzia (asili nido, scuole infanzia) ai minori (centri educativi), dalla ristorazione (servizio gestione servizi di bar e ristorazione) alla mobilità (mobilità sostenibile, il servizio “Officine Ricicletta”), dagli ausili all’ambiente con alcuni servizi fra i cui eco box. L’attività principale è proprio rappresentata dal servizio ECO-BOX, ossia un servizio di raccolta differenziata dei consumabili esausti da sistemi di stampa elettronica a disposizione di Enti, aziende, uffici pubblici e privati, scuole, ecc. Ma anche raccolta di cartucce e toner.

Le conclusioni, a loro volta molto apprezzate, sono state tratte, come si accennava, da don Francesco Viali di cui potete leggere la sintesi dell’intervento in questa stessa pagina.

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di don Francesco Viali

Una serata programmata per rimettere al centro il tema del lavoro fonte di dignità e in particolare, per i battezzati, via di santificazione. Un’occasione per approfondire il ricco magistero di Papa Francesco dinanzi alla crisi del nostro modello di sviluppo e alle conseguenze negative del tardo capitalismo. Un incontro per valorizzare quelle aziende che da alcuni anni si stanno impegnando nella nostra provincia a favore della sostenibilità ambientale. 

Ecco gli ingredienti serviti per creare un arricchente esperienza formativa organizzata da UCID e Serra Club Ferrara. Ricordando i diversi interventi del Papa sull’argomento, è stata ribadito innanzitutto la chiave di lettura che consente di capirne appieno il significato e il valore: la centralità dell’essere umano, del lavoratore. Immersi in un’epoca “liquida” non dobbiamo mai dimenticare l’insegnamento della Dottrina Sociale della Chiesa che mette al centro del mercato del lavoro le persone concrete, i loro desideri e le loro fatiche ed infine l’impegno per ottenere i mezzi di sussistenza. Un’economia che non tenga conto di questi elementi fondamentali si è rivelata essere «un’economia dell’esclusione e della inequità». È quest’ultima un’espressione tratta dall’Evangelii gaudium che segnala la necessità di acquisire un nuovo approccio culturale, capace di dar vita ad una diversa progettazione sociale. A queste parole fanno eco quelle della Laudato si’ in cui si rammenta il principio del bene comune che svolge un ruolo centrale e unificante nell’etica sociale, per permettere alla famiglia umana di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più rapidamente. Qui si inserisce il concetto fondamentale e innovativo di papa Francesco, quello di ecologia integrale in grado di armonizzare le questioni umane ed ambientali, includendo anche l’ambito economico: infatti serve assieme ad un’ecologia umana anche un’economia ecologica, sostenibile ed inclusiva. 

In un videomessaggio ai partecipanti al “Countdown”, un evento digitale di TED sul cambiamento climatico, il Santo Padre ha suggerito tre piste d’azione. Il suo è stato un invito ad una visione integrale della vita, a partire dalla convinzione che tutto nel mondo è connesso e che, come ci è stato dimostrato durante la pandemia, dobbiamo riconoscerci interdipendenti gli uni dagli altri, e dipendenti dalla nostra madre terra. Prima di tutto ha individuato come prioritario il promuovere, ad ogni livello, un’educazione alla cura della casa comune e poi l’accesso all’acqua potabile e sicura, nonché l’assicurare un’alimentazione adeguata per tutti attraverso metodi di agricoltura non distruttiva. Infine, il terzo ambito di azione è per il Papa la sostituzione progressiva, ma senza indugio, dei combustibili fossili con fonti energetiche pulite. Sono diverse le imprese che hanno preso sul serio questi inviti e che si sono coinvolte in un uso sostenibile delle risorse naturali, nella convinzione che, come affermato nella Laudato si’, tale impegno non rappresenti «una spesa inutile, bensì un investimento che potrà offrire notevoli benefici economici a medio termine». Occorre una larghezza di vedute che possa aiutare, in particolare gli imprenditori, «a scoprire che la diversificazione di una produzione più innovativa e con minore impatto ambientale, può essere molto redditizia» (Laudato si’, 191). 

Comprendere quest’ultimo aspetto ha stimolato la creatività di chi ha scelto di tradurre questi progetti in iniziative personali e collettive. Ecco nascere le cosiddette “buone pratiche” che la Chiesa italiana dalla Settimana Sociale di Cagliari del 2017 fino a quella di Taranto dello scorso anno, sta indicando come esempi nel fare impresa in modo responsabile, ponendo attenzione all’ambiente e alle persone. Dietro a questa decisione c’è la consapevolezza dell’urgenza di “organizzare” la speranza, come diceva don Tonino Bello ed anche la facilità di poter dire “Yes we can” (sì ci siamo riusciti) nel caso in cui uno abbia centrato l’obiettivo. Infine, il diffondere le buone pratiche consente di creare un’alleanza con maggiore partecipazione critica. È importante dunque che anche nel nostro territorio attività imprenditoriali virtuose dal punto di vista della sostenibilità, possano trovare da parte della Chiesa un appoggio, per farsi conoscere e per dimostrare l’esistenza di un’economia diversa da quella imperante, un’economia dal volto umano che ha a cuore un solo interesse: il bene comune della famiglia umana e della nostra casa comune.

Articolo pubblicato su “La Voce” del 31 marzo 2023

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