di Andrea Rossi

Ferdinando “Nando” Manfrini, è tornato alla Casa del Padre lo scorso 5 maggio. Il 30 settembre 2022 aveva compiuto 100 anni, festeggiato da tutta la famiglia, dall’associazione bersaglieri, di cui fu lungamente segretario della sezione ferrarese, e da ANPC, l’associazione dei partigiani cristiani; era l’ultimo superstite di quel piccolo gruppo di giovani universitari democristiani, fra cui Giorgio Franceschini, che parteciparono alla liberazione di Ferrara, e alla costituzione della Democrazia Cristiana. 

Negli ultimi mesi della sua lunga vita i suoi ricordi tornavano spesso a quel periodo, e ancora prima, agli anni della prima infanzia: la casa in via Bellaria, di fronte alle scuole elementari Guarini, i freddi e nebbiosi inverni ferraresi, la diffusa miseria accompagnata dall’ostentata ricchezza di pochi. 

Rammentava la tubercolosi, che mieteva vittime di ogni età, anche fra i suoi piccoli amici, le febbri malariche di chi veniva dalle campagne, le economie che non bastavano mai, la casa gelida a Natale e bollente a Ferragosto. Il padre tipografo che nel dicembre 1929 gli mise un “tabarro” sulle spalle dicendo «ti porto a uno spettacolo»: era il Po completamente gelato e si andava a piedi da Pontelagoscuro a Santa Maria Maddalena. 

Tante altre cose sono riemerse: i compagni del ginnasio ebrei che improvvisamente nell’ottobre 1938 sparirono dalla scuola, perché non gli fu permesso proseguire l’anno scolastico a causa delle leggi razziali, i bombardamenti del 1944, la ricostruzione, il lavoro. Nando, che aveva una fede bella, sicura e nitida, guardava spesso il cielo nell’ultimo periodo e osservando le scie bianche degli aerei chiedeva «ma quelle cosa sono?», e quando si spiegava di che si trattava, con stupore chiedeva:«Ma sono così tanti? Pensa che progresso l’umanità!». Già, il progresso. La pace. La salute. La fede. Grazie per aver fatto la tua parte per lasciarci tutto questo. Spesso ce lo dimentichiamo.

Articolo pubblicato su “La Voce” del 12 maggio 2023

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