Grazie a Michele Sartini e al figlio, l’ex cinema e bottega diventerà ristorante: un racconto di famiglia

di Cinzia Berveglieri

Tra i cespugli che incorniciano il cortile, in mezzo alle foglie imbiancate dalla brina c’è una rosa rossa, se non avessi già suonato il campanello tornerei sui miei passi per andare a sentirne il profumo ma qualcuno ha già aperto la porta e dall’alto mi invita a salire la scala che ho di fronte.

Sul fornello della cucina la caffettiera borbotta; Mirella mi versa il caffè poi si siede nella poltrona che dà sul cortile che ho appena attraversato.

Il fumo che esce dalla tazzina rende un po’ sfuocati i contorni del viso dell’anziana donna e quando inizia a parlare è come se calasse il sipario sul presente per poi rialzarsi nel passato, in un cambio repentino di scenario.

Nel cortile che ho appena attraversato c’è una lunga fila di persone in attesa di entrare nel cinema di Salvatonica (come sempre, nessuno dei 230 posti disponibili rimarrà vuoto. 150 persone pagando 50 lire andranno in platea e le altre 80 con il biglietto da 100 lire occuperanno la galleria).

Mirella, come tutti i fine settimana, è alla cassa mentre il marito Vaghner, in sala di proiezione, di fianco alla  grande cinepresa attende che tutti si siano accomodati per iniziare la proiezione del film.

Le due bobine che contengono il primo e secondo tempo sono frutto del lavoro di montaggio che l’uomo ha fatto nei giorni precedenti, svuotando gli scatoloni che contenevano i pezzi di pellicola provenienti da Bologna.

La maggior parte degli spettatori è venuta a piedi da San Biagio, Settepolesini, Porporana e Ravalle.Il cinema è un luogo di aggregazione e di svago. È un appuntamento fisso nei fine settimana e nelle festività comandate.

«Poi i tempi sono cambiati – dice Mirella – piano piano gli spettatori diminuiscono e nel 1977 decidiamo di chiudere il cinema».

Nel 1983 il vecchio cinema ritorna a nuova vita, diventando  forno e pasticceria.

L’esperienza che Mirella si è fatta lavorando come cuoca in una mensa accompagnata dall’attitudine al contatto con il pubblico di Vaghner incontrano subito il favore dei clienti. Quando l’attività è ben avviata, al forno si aggiunge la rivendita di generi alimentari e un fornito banco di salumi e formaggi.

Il rumore della porta della cucina che si apre ci riporta alla realtà e al presente; un presente ricco di novità.

«Io e Vaghner siamo contenti di essere arrivati alla nostra età (81 gli anni di Mirella Saletti e 86 quelli del marito Vaghner Sartini), siamo contenti  di tutto quello che abbiamo fatto insieme ma ora è venuto il momento di passare il testimone».

E il testimone è già stato raccolto dal figlio Michele Sartini.

Michele (Assessore alle attività produttive, promozione del territorio, associazionismo e volontariato di Bondeno) assieme al figlio Jacopo ha trasformato la bottega dei genitori in una risto-bottega dove è possibile sedersi ai tavoli a bere un buon bicchiere di vino accompagnato da salumi e formaggi tagliati al momento.

E del vecchio cinema cosa è rimasto?

La cinepresa di Vaghner è ancora lì davanti alla porta di ingresso. Sulle pareti della risto-bottega ci sono i manifesti dei vecchi film. E su un tavolino ci sono anche i vecchi quaderni sui quali, a penna, Vaghner segnava la data e il titolo del film trasmesso.

Se pensate che le trasformazioni siano finite qua vi sbagliate! “La bottega del Cinema” diventerà presto un ristorante.

Tra le specialità proposte  il posto d’onore spetterà ai cappellacci ripieni di crema. Quelli che la nonna paterna Ester preparava solo in occasioni speciali!

Prima di salutarmi Mirella guardando fuori mi indica la siepe nel cortile:«Vedi? Dove ora c’è quella rosa rossa una volta si radunavano tantissime persone. Arrivavano a piedi, incuranti del freddo, della pioggia, del sole cocente e guardavano il manifesto del film di prossima programmazione, fantasticando su quella sorta di trailer disegnato…erano davvero altri tempi».

Incurante della brina che mi sta imbiancando il naso, annuso la rosa rossa che ha l’inconfondibile profumo…dei ricordi.

CAPPELLACCI CON LA CREMA

Sfoglia classica di pasta all’uovo

Per il ripieno:

scaldare leggermente mezzo litro di latte. Nel frattempo mescolare 3 uova e 1 tuorlo con 220 gr di zucchero.

Aggiungere a poco a poco 60 gr di farina, 20 gr di maizena e un pizzico di sale.

Quando il composto è liscio e omogeneo utilizzare un bicchiere di latte tiepido per passarlo al setaccio.

Unire tutto al latte e portarlo ad ebollizione.

Fare raffreddare la crema prima di usarla per riempire i cappellacci.

Cinzia Berveglieri 

Pubblicato sulla “Voce” del 2 febbraio 2024 (nella Rubrica mensile “Cucina divina”)

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