Dopo la pandemia, la crisi energetica sta aggravando ulteriormente la situazione di piscine, palestre e impianti sportivi. Alcune idee per aiutare il settore

di Simone Azzolini

Il 2021 è stato un anno importante per lo sport italiano. Atleti e paratleti si sono fatti valere alle Olimpiadi, ai Mondiali e agli Europei di tutte le discipline. Ci hanno fatto sentire uniti nonostante la pandemia abbia rappresentato uno dei periodi più difficili per il nostro Paese. 

Ad oggi, gran parte del nostro movimento sportivo, specialmente giovanile, rischia di essere colpito ancora. Dopo le chiusure degli scorsi mesi, infatti, arriva anche la crescente inflazione e, in particolare, l’aumento dei prezzi dell’energia a rendere molto più costosa la formazione di atleti più o meno giovani. Per il mondo dello sport sembrano non bastare i 4 miliardi di euro già stanziati dal governo uscente per il caro bollette. Le chiusure, sommate ai costi per il distanziamento, ed ora gli aumenti dei prezzi dell’energia stanno erodendo i margini di guadagno, già molto bassi, delle realtà sportive, andando a minare la possibilità per molti giovani di praticare sport. Questa situazione sembra andare a colpire ancora una volta le realtà più svantaggiate, come gli impianti del sud Italia, dove il canone mensile medio risulta essere più basso. Si stima, in generale, che per il 2022 l’aumento per i beni energetici si aggirerà intorno al 60% che, sommato ai costi dovuti alla pandemia, porterà quasi a raddoppiare le spese per il funzionamento di piscine e palestre. 

Le richieste che sono state fatte al Governo italiano da parte delle associazioni del mondo dello sport possono essere racchiuse nei seguenti punti: eliminazione degli oneri accessori sulle bollette; riduzione dell’aliquota IVA dal 22% al 5% anche per l’energia elettrica; esenzione delle accise per tutti gli enti no-profit; possibilità di programmare piani di rientro a dodici mesi; contributi economici a fondo perduto speciali. 

La richiesta di fondi da parte delle realtà sportive è alta e sembra già non bastare il miliardo di euro finanziato dal governo Draghi per tutte quelle attività che hanno subìto la pandemia. I ristori vanno ad aiutare, oltre al mondo dello sport, il turismo, le discoteche, lo spettacolo e tutti quei settori che hanno subìto un pregiudizio immediato dal COVID. La coperta questa volta sembra davvero corta. Non mancano, così, aiuti a livello comunale e regionale per riuscire a mantenere in vita le società storiche. 

Lo sport svolge un ruolo fondamentale di aggregazione all’interno della comunità cittadina. È indispensabile che le amministrazioni locali, dopo la fase emergenziale, proseguono nel supportare gli operatori del settore e garantire la sopravvivenza delle strutture sportive dopo più di due anni di perdite. La chiusura degli impianti sportivi non è solamente un problema per gli imprenditori, sempre più sotto stress negli ultimi mesi. 

Il contraccolpo sarebbe percepito anche dai cittadini, specialmente i più giovani, che andrebbero a perdere importanti centri di socialità. Palestre, piscine ed impianti sportivi fungono da punti di ritrovo specialmente per i ragazzi che, dopo un periodo di distanziamento, hanno bisogno di ritrovare coetanei e un po’ di normalità. A farne le spese maggiori potrebbero essere ancora una volta le realtà meno agiate del nostro Paese, dove lo sport riesce a dare una speranza ai tanti ragazzi che si avvicinano agli impianti sportivi per uscire dalla strada. Riducendo gli investimenti nello sport rischiamo di perdere futuri campioni e campionesse che arrivano proprio da queste realtà.

Articolo pubblicato su “La Voce” del 14 ottobre 2022

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