introduzione

Momento di preghiera – preparato dalla Comunità di Vita Cristiana “Pietro e Paolo” di Ferrara – con cui è iniziato l’incontro della “Giornata del Laicato” del 16 gennaio 2021.

Lettura di passi dall’HAGGADAH DI PASQUA

1. QADDESH (consacrare).

Benedetto sii tu, o Signore nostro Dio, re dell’universo, che ci hai scelti fra tutti i popoli e ci hai santificati mediante i tuoi comandamenti.

Nel tuo amore per noi, Tu ci hai dato, o Signore nostro Dio, momenti di gioia, tempi di letizia, questo giorno di festa delle azzime, questo bel giorno di sacra riunione in ricordo dell’uscita dall’Egitto.

Benedetto sii Tu, o Signore, che santifichi Israele e le sue feste …

Benedetto sii Tu, o Signore nostro Dio, re dell’universo, che ci fai vivere, ci conservi e ci hai fatti arrivare a questo giorno.

(si beve la prima coppa.)

3. KARPAS (sedano).

Benedetto sii Tu, o Signore nostro Dio, re dell’universo, Tu che crei il frutto della terra.

5. MAGGHID (narrazione).

Ecco il pane della sofferenza, che i nostri padri mangiarono in terra d’Egitto; chiunque ha fame venga e mangi; chiunque ha bisogno venga e faccia la pasqua.

Questo anno qui come schiavi; l’anno prossimo in terra d’Israele come uomini liberi.

* * *

Dopo questa lettura, è stata fatta scorrere, senza commento, una sequenza di foto raffiguranti luoghi significativi per i membri della comunità e opere d’arte che è culminata in una foto di Gerusalemme vista dall’alto.

Un commento al momento di preghiera di Massimo Minichiello, della CVX:

Carissimi,

cerco di mettere in ordine i miei appunti in merito all’introduzione esposta in occasione della Giornata del Laicato del 16 gennaio 2021.

  • L’argomento è: “Biennio Eucaristico e Unità Pastorali”, nuove forme della Chiesa.

  • Abbiamo scelto la lettura del Vangelo di Luca, perché solo in essa si trova un particolare che ci sembrava di dover approfondire: cosa significa oggi “ricevere il calice e passarlo tra di noi” (v. 17).

  • Il brano inizia con il contesto della “tavola”, che abbiamo condiviso nei precedenti incontri, quindi erano tutti intorno alla tavola, insieme, per celebrare la Pasqua Ebraica. Per questo motivo abbiamo inserito come introduzione la sintesi della Haggadah di Pasqua, che ancora oggi è la celebrazione della liturgia / cena ebraica.

  • Proviamo allora a fare una composizione di luogo della scena, da una parte Gesù con i suoi fratelli durante la cena e dall’altra come io mi pongo di fronte alla nuova cena, alla quale la chiesa mi chiede di partecipare: Unità Pastorale e Biennio Eucaristico.

  • Gesù “ha tanto desiderato” v.15, desiderare come dicono i padri, è una grazia da chiedere al Signore; cosa posso desiderare oggi? Ad esempio: che io sia un compagno di viaggio di questa chiesa e che la chiesa/comunità, sia compagna di viaggio per me, non per essere “più bravi”, ma “belli”.

  • v.17 “ prendetelo e fatelo passare tra di voi “, questo gesto, nella pasqua ebraica avviene per quattro volte, come un’alleanza ripetuta prima di iniziare la cena. Sembra proprio un invito a far passare qualcosa tra di noi: cosa?

    Il frutto della vite e del lavoro dell’uomo, la condivisione fraterna del nostro rapporto con Dio, con i fratelli e con le cose. Qui si trova tutta la dimensione condivisa tra fede e vita; la scena sembra dirci che se non avviene questo sarà poi difficile celebrare la cena.

  • Ci viene chiesto di desiderare un esercizio paziente dell’ascolto e del discernimento, passaggi fondamentali per raggiungere una sinodalità ecclesiale, come forma del vivere Pastorale… ma bisognerebbe crederci davvero.
    Molti padri dicono che la messa inizia prima del rito ed i fedeli radunati nel nome del Signore costituiscono insieme un unico soggetto celebrante.

Sulla lettura dell’Aggadah di Pasqua, sottolineo tre cose:

  • Il Signore ci ha scelti. Il Signore ha scelto questa Chiesa e questi fratelli per me ed è con queste persone che oggi siamo chiamati a camminare cercando di fidarci.

  • Sacra riunione in ricordo dell’uscita dall’Egitto. Ognuno di noi ha il proprio Egitto da dove cerca di uscire , condividendo questo sforzo con i fratelli.

  • Si rimette il tutto nel vassoio . È come dire che tutto quello che ho ricevuto lo dono nuovamente, stando attento alla tentazione del possesso che si nasconde proprio in questa situazione.

La GdL, le Unità Pastorali, il Biennio Eucaristico

  1. come siamo arrivati fin qui

Dovevamo incontrarci il 24 ottobre a san Benedetto ma, per prudenza, abbiamo sostituito l’incontro in presenza con uno online il 21 novembre.
Nonostante i timori, l’incontro del 21.11 è andato molto bene: ci siamo però detti che ci era mancato molto poterci confrontare.

Allora ci siamo inventati nuovi strumenti.

Nei giorni 10 e 12 dicembre 2020 si sono tenuti due gruppi di studio online sul tema del biennio eucaristico diocesano che si aprirà il prossimo marzo.

Per tutto il mese di dicembre abbiamo raccolto contributi scritti sulla nascita delle UUPP e su come i laici possano mettersi al servizio di questo processo.

Entrambi gli strumenti avevano come obiettivo raccogliere sia riflessioni, sia proposte pratiche sui due temi.

 2. Sullo sfondo del lavoro dei gruppi c’erano le indicazioni date dal Vescovo Gian Carlo nella sua lettera alla Diocesi di agosto 2020, che ci invitano a penetrare il mistero eucaristico attraverso l’esperienza della carità:

Dal 28 marzo 2021 – data in cui si celebrano gli 850 anni del “Miracolo Eucaristico di Ferrara’ – inizieremo la celebrazione di un Biennio Pastorale Eucaristico (2021-2023), accompagnati da una lettera pastorale sull’Eucaristia, “fonte e culmine della vita cristiana’, “sacramento della presenza reale di Cristo” e sacramentum caritatis, sacramento dell’amore”.

Si trattava quindi di riflettere sull’Eucaristia con uno sguardo duplice: contemplarne da un lato il suo carattere di momento fondativo della Chiesa e, dall’altro, il suo frutto: l’amore.

3. Una riflessione metodologica

Fondamentale è stata l’attenzione a condividere la consapevolezza che i contributi di tutti i partecipanti erano importanti allo stesso modo; alla GdL partecipano persone diversissime (e proprio questa è una delle principali ricchezza): dal laureato in teologia alla persona impegnata nella carità ma che non ha attitudini o interessi teologici, alla persona in ricerca.

4. Significato dei contributi raccolti

Raccogliendo le diversità che contraddistinguono la nostra assemblea, abbiamo compilato un repertori di considerazioni e proposte che non intendono rappresentare tutto il laicato della Diocesi, ma solo iniziare a indagare quanto vive nel cuore dei credenti ferraresi.

5. La consapevolezza di una carenza

Se si deve evidenziare una carenza del percorso che abbiamo fatto, questa va individuata nell difficoltà di condividere le nostre considerazioni con quelle che Papa Francesco ci ha insegnato a chiamare “periferie”.

Si tratta di una sfida che vogliamo, con gioia e convinzione, accogliere.

6. Una sintesi delle idee raccolte

La parole “sintesi” va presa letteralmente. I contributi sono stati molti, ricchi e multiformi: c’è stato chi ha offerto riflessioni articolate, chi invece ha puntato sulla proposta di sperimentazioni, chi – ancora – ha messo in gioco il proprio vissuto.

7. Nel compilare questa sintesi ci si è trovati di fronte a due opzioni: assemblare il materiale raccolto (avremmo avuto maggiore rappresentatività e ricchezza, ottenendo però un materiale difficilmente leggibile) o tentare una categorizzazione (sapendo che molte sfumature sarebbero andate perse, ma dando forma a un documento più agile). Abbiamo scelto la seconda forma, consapevoli che con ambedue le scelte avremmo perso e guadagnato qualcosa.

8. PRIMO TEMA: il ruolo dei laici nella costituzione delle Unità Pastorali

La domanda da cui siamo partiti

La pandemia ha rallentato la vita ecclesiale, ma non ne ha cambiato direzione e percorsi. Uno dei grandi temi che riprende il proprio cammino è la “nuova geografia diocesana”, cioè la costituzione di nuove Unità Pastorali. Dal tuo punto di vista, come pensi che i laici potrebbero sostenere e facilitare la costituzione e la vita delle Unità Pastorali? Quali potrebbero essere in concreto gli aspetti da curare particolarmente nei rapporti tra le comunità per agevolare il processo?

Riflessioni

  • La chiave di volta della nascita delle U.P. sta nel fatto che laici e sacerdoti vivano una unità di intenti. Non si tratta solo di una condizione facilitante. È il presupposto necessario. La nascita delle U.P. può portare a rinnovare le relazioni tra laicato e clero.

  • In Diocesi, abbiamo già esperienze da interrogare: sia di vere e proprie UUPP, sia di collaborazioni molto avanzate tra Parrocchie.

  • Tornare alla per comprendere meglio questo momento:

  • Le U.P. sono il punto di partenza per una Chiesa che si rinnova. Se le concepiamo come punto di arrivo di un cambiamento, come la confluenza di diverse parrocchie e di sacerdoti che singolarmente hanno difficoltà a svolgere le mansioni pastorali e amministrative, . Questo significa fare i conti col fatto che siamo abituati a concepire la Chiesa come uno “stare dentro” mentre papa Francesco ci dice di “andare fuori” con la metafora sempre più attuale dell’ospedale da campo: un luogo in cui, per definizione, non ci si arrocca.

  • Dovremmo considerare le nascenti U.P. come una chiesa aperta sul mondo dove le strutture sono funzionali alla missione pastorale o, come ci suggerisce il Papa “generare processi più che occupare spazi (AL, 261)”.

  • Un importante presupposto per la riflessione in atto è la recente della Congregazione per il Clero, che si pone in stretta relazione con la costituzione delle Unità Pastorali nella nostra Diocesi.

  • Le U.P. sono uno degli aspetti di una più generale conversione pastorale delle comunità e si pongono al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa.

  • Questa missione evangelizzatrice è rivolta, in primo luogo, al gran numero di abitanti delle nostre comunità che sono battezzati ed iscritti nei registri parrocchiali ma che, oltre ad avere abbandonato la pratica dei sacramenti, si professano “solo parzialmente credente” o “incerto nella propria fede”, e ai non pochi che confessano di averla abbandonata. Costoro – più che i credenti di altre religioni – sono i primi e più numerosi fra i destinatari dell’annuncio del cui compito sono investite le costituende unità pastorali.

  • La nascita delle U.P. può essere meglio compresa se letta in parallelo con i cambiamenti che possiamo immaginare interesseranno la nostra Provincia nei prossimi anni, non solo sul piano religioso ma anche sul piano amministrativo, politico, sociale, demografico. Saranno anche questi cambiamenti a definire il ruolo dei laici sia nel contesto delle unità pastorali, sia nella società: è infatti probabile che il modello rappresentato fino ad oggi dalle parrocchie (si pensi ad esempio al “radicamento territoriale” in un’epoca come la nostra, caratterizzata da grande mobilità delle persone) non sarà più confacente alle esigenze delle nuove generazioni, per cui sarà importante costituire le unità pastorali come luogo in dialogo con le esigenze che la società che si va definendo maturerà.

Proposte

  • Vedere le U.P. come luoghi dove sia possibile proporre qualche /provincia (quando sarò possibile, in presenza) anche sotto forma di spettacolo teatrale abbinato ad una riflessione biblica Nell’attesa di riprendere gli incontri biblici in presenza, vanno valorizzati sui social e proposti a tutti, gli eventi on line di approfondimento biblico che i diversi gruppi hanno continuato a portare avanti, nonostante le difficoltà.

  • Le U.P. devono . Sono molte e spesso interessanti e partecipate… le persone pur di uscire dall’isolamento hanno imparato a collegarsi. Senza scartarle a priori, potremmo aggiungervi anche le nostre, piuttosto che elaborarne di nuove. Ad esempio inserendosi in centri di accoglienza e solidarietà come pure di ascolto e formazione.

  • – Un tema molto sentito e di grande attualità nel dibattito pubblico è quello dell’economia circolare (vedi il recente congresso di Assisi) ed è connesso con entrambe le encicliche e . Per si potrebbero organizzare eventi (per ora, online) di approfondimento teorico e, a seguire sul lato pratico, condividere esperienze di fraternità e comunità, contribuire al recupero di spazi rurali e attività agricole, formare comunità di acquisti…

  • Mettere in cantiere l’organizzazione di un “Festival Biblico”. L’idea è quella di privilegiare per l’annuncio ambiti extra-ecclesiali in aree pubbliche (teatri, giardini, campi sportivi, piazze) in modo autonomo oppure ricercando spazi all’interno di altri eventi come fiere, sagre, ricorrenze celebrative ed eventi culturali che si svolgono nella nostra diocesi per suscitare un momento d’incontro gioioso che inviti alla lettura della Bibbia. Ovviamente, quando ci saremo messi alle spalle questo momento di contenimento aggregativo. .

9. SECONDO TEMA: Laici e Biennio Eucaristico

Le domande da cui siamo partiti

  • Cosa significa, per te la presenza materiale – pane, vino – e reale – tutta la persona – di Gesù?
    Che impatto ha sulla tua vita?
    Cosa pensi che potrebbe fare la tua comunità per rendersi sempre più consapevole della presenza di Cristo al suo centro?

  • Cosa significa, per te, l’insegnamento di Gesù a “lavarsi i piedi gli uni gli altri”?
    Come lo spiegheresti a un bambino?

Che legame c’è tra la presenza reale di Gesù in mezzo a noi e l’esortazione a “lavare i piedi”?

Riflessioni

  • Ci sono, in gioco, tre dinamiche: quella personale / quella che va dall’eucaristia alla carità / e quella che va dalla carità interpersonale alla carità “pubblica”. Il filo conduttore di queste tre dimensioni è l’immensa dignità dell’uomo.

    Se Dio mi rivela la mia dignità (perché non dis-degna di farsi materialmente presente di fronte a me), allora io sono chiamato a vedere la medesima dignità nel fratello che partecipa della mia stessa natura e questa dignità che è nell’altro è qualcosa che io devo onorare servendola. Poiché, infine, si tratta di una dignità connaturata all’essere umano (non alle sue appartenenze, non alle sue scelte…) cade ogni presupposto per dividere il mondo in “degni” e “indegni” e quindi l’onore e il servizio vanno resi a tutti, fuori e dentro la Chiesa.

  • Avvicinarsi all’Eucaristia è un cammino. È, cioè, una relazione che non cessa mai di approfondirsi. Per maturare il senso del cammino sono indispensabili momenti di confronto e condivisione a livello più ampio di quello parrocchiale.

  • Approfondire il gesto della lavanda dei piedi a partire dagli incontri quotidiani: sforzarsi di vedere gli altri – al lavoro, in parrocchia – come fratelli cui io sono chiamato a lavare i piedi. Il servizio è ciò che ci garantisce di non vivere la fede come una scissione nella/dalla vita.

  • Le due letture proposte “L’ultima Cena” e la “Lavanda dei piedi”ci ricordano che Umanità e Divinità si incontrano. Con L’Eucarestia, che è il sacrificio di Nostro Signore per noi, noi offriamo il sacrificio di noi stessi a Lui e confermiamo L’Antica Alleanza con Lui con il nostro Amen cioè il nostro Si incondizionato come fece Maria senza titubanze.

  • L’Eucarestia e ‘ il Dono che Gesù lascia agli uomini di tutti i tempi ed e ‘ un Dono che possiamo ricevere quotidianamente , così la Sua Presenza è in noi sino alla fine dei nostri giorni, sino alla fine del mondo. L’Eucarestia è il centro della Fede e della vita cristiana. Come Dio si è fatto uomo per far sua la nostra Umanità, Sua Creazione-Creatura, così noi con L’Eucarestia, Corpo e Sangue di Gesù, facciamo nostra la Sua Divinità.

  • Gesù si china a lavare i piedi ai Suoi Discepoli, anche se i piedi sono la parte più sporca di noi, perché nel Suo Sommo Amore  ci vuole pulire dal massimo Male che è il peccato, per liberarci dalla Morte Seconda con “Umiltà Sublime” e alle ritrosie di Pietro, Gesù risponde che se non laverà i suoi piedi , non avrà parte alcuna con lui…

  • Alleanza: Lui con noi, noi con Lui , in un atto di sommo Amore che implica di fatto noi con i nostri fratelli e sorelle in Cristo perché Suoi figli .La lavanda dei piedi è il Suo Comandamento Nuovo : che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi , così amatevi anche voi gli uni gli altri…(Gv.13,34-35 )

Proposte

  • L’Eucaristia invita a una proposta “alta” nella vita ecclesiale… fare iniziare tutti i momenti in parrocchia (anche quelli apparentemente più “pratici”) con un momento di adorazione?

  • La visita quotidiana: riscoprire l’Eucaristia come oasi. Il trascendente che si intreccia con la quotidianità, pur conservando la propria alterità.

  • Incontrare figure di santi che hanno vissuto in modo peculiare la loro relazione con Gesù Eucaristia. Attraverso il loro esempio, comprendere che la presenza eucaristica è per il servizio: Santa Teresa di Calcutta, san Giovanni Paolo II, Acutis… contemplare per passare al servizio.

  • Meditare il mistero eucaristico attraverso i “misteri luminosi” del Rosario, i primi quattro dei quali costituiscono un “accompagnamento” verso il mistero eucaristico, mentre il quinto ne propone la contemplazione diretta.

  • Rivedere i sussidi per la preghiera che siamo soliti preparare: di solito, sono incentrati sulla Parola (il che, ovviamente, è fondamentale); in che modo potrebbe essere possibile che la preghiera venisse guidata non solo dalla Parola, ma anche dall’Eucaristia?

  • Recuperare la corporeità nella relazione con l’Eucaristia. Recuperare la spiritualità di Carlo Carretto, per cui adorazione e lavoro fisico si intrecciano.

  • Lasciarsi guidare dall’arte nella riflessione sull’Eucaristia. Quali atteggiamenti eucaristici ci permettono di approfondire le opere d’arte lungo i secoli?

  • Creare luoghi di incontro con l’Eucaristia: lasciare l’accesso a una cappella aperto fino alle 22? Proporre gruppi sul Vangelo (almeno sul Vangelo domenicale) attorno all’Eucaristia?

  • Qualunque siano le proposte “pratiche” che si vorranno realizzare nel biennio, occorrerà non avere paura del silenzio di fronte all’Eucaristia. A volte, in passato, è sembrato che nei momenti di adorazione si sentisse il bisogno di riempire il silenzio con canti e musica. Il silenzio, nella sua nudità, è una buona cornice per incontrare Gesù eucaristico. Forse è addirittura arrivato il momento di proporre alla città (non solo ai credenti) “spazi di silenzio”.

  • Una pista di approfondimento è “trovare Dio in tutte le cose” (Ignazio): allora anche l’Eucaristia non è più separata dalla vita.

  • Riflettere approfonditamente su quali forme di “concelebrazione” dell’Eucaristia possano essere adeguate per i laici. (per la sua importanza, abbiamo chiesto a chi ha dato questo contributo, di condividere qualche approfondimento, che si trova in nota)

  • Biennio Eucaristico offerto – anche – come tempo Ecumenico. Cristiani , Ebrei, Mussulmani e non credenti, valorizzando e condividendo esperienze ed incontri.

  • Una preghiera scritta per la nostra Chiesa, tipo “santino” da distribuire a tutti. In questo modo tutti possono leggerla, in preghiera, prima di iniziare la propria meditazione , quando vogliono o a messa. Tutti sapremo che insieme viene recitata come preghiera di intercessione.

  • Partecipazione frequente al Sacramento dell’Eucarestia e a quello della Penitenza, come sua necessaria preparazione;

  • Adorazione Eucaristica quotidiana nel Santuario di S. Maria in Vado, con opportune turnazioni di singoli fedeli, associazioni, gruppi…; nelle parrocchie dedicare almeno 1 giorno al mese all’Adorazione Eucaristica e al Sacramento della Penitenza;

  • Sensibilizzare le Comunità dei fedeli alla imprescindibile necessità della preghiera personale, sostenuta anche, per quanti lo ritenessero importante, dal digiuno;

  • Alla catechesi dei bambini e dei ragazzi che si preparano alla Prima Comunione e Confessione affiancare l’approfondimento della conoscenza degli stessi Sacramenti da parte dei genitori e dei padrini e madrine;

  • L’effettuazione di pellegrinaggi e visite ai Santuari dei Miracoli Eucaristici, in particolare a quello cittadino di S. Maria in Vado;

Partecipando all’Eucaristia in diversi luoghi, ho sperimentato che è possibile, dopo l’omelia e dopo una pausa di silenzio, favorire una risonanza personale sulla Parola di Dio, appena annunciata dal celebrante.

Analogamente, anche la preghiera dei fedeli può essere partecipata.

È chiaro che noi, popolo, andiamo educati a questo: non si tratta di mettersi in mostra o fare un comizio. Si tratta di condividere la fede e la preghiera sulla Parola e sulla vita, non di affermare noi stessi.

Naturalmente il sacerdote deve essere d’accordo con tutto ciò. Per prepararsi a questo sarebbe fondamentale pregare ogni giorno, durante l’anno, con la lectio divina o con catechesi specifiche.

Questo presuppone un annuncio che va oltre l’omelia domenicale. Bisognerebbe fornire al laico alcune tracce bibliche su cui pregare, appunto, ogni giorno (a partire dalle Lettere Pastorali del Vescovo) durante una pausa quotidiana di preghiera silenziosa; poi ognuno potrebbe affiancarle con le letture personali spirituali, con le letture delle messe feriali e festive e con la memoria dei santi. Questo presuppone anche un metodo (quello della Lectio divina): comprensione letterale, meditazione, contemplazione. Esso si scontra sempre con le nostre innumerevoli e persistenti distrazioni quotidiane. E’ un metodo che conosciamo, almeno in parte e in teoria, ma facciamo tutti fatica a praticare; io certamente faccio fatica.

Sarebbero fondamentali gli esercizi spirituali annuali residenziali, dove le distrazioni si riducono un po’, grazie al silenzio. Altrettanto fondamentale è avere alcuni momenti annuali di condivisione della preghiera e della vita al di fuori della celebrazione settimanale dell’Eucarestia.

Importante sarebbe anche coinvolgere il popolo nei canti, tenendo conto delle tradizioni musicali sia antiche che moderne: il gregoriano, ma anche i canti di Taizè.

Queste cose che scrivo esprimono i miei desideri, ma le ho viste – sia pure sporadicamente – attuate in alcune situazioni particolari.

In generale, il tema è cercare di fare in modo che il popolo di Dio concelebri l’Eucarestia, portando ognuno tutta la propria persona, la propria storia, la propria preghiera, il proprio silenzio, il proprio canto, le proprie esperienze, la propria vita, sull’esempio delle comunità degli Atti degli Apostoli.