Stamattina, 4 aprile, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico di UniFe: «tendenze demografiche, distribuzione ricchezza, guerre d’annessione: ecco le nuove sfide»

di Andrea Musacci

«L’università deve elaborare risposte per i nuovi scenari» causati dai «mutamenti globali», in un mondo, come quello di oggi, «diventato un’unica comunità, raccolta e interconnessa». Sempre più imprescindibile, quindi, per il mondo accademico è la sua «dimensione internazionale» e la sua «vocazione a sviluppare coscienza critica e civile».

Questi alcuni dei passaggi chiave del discorso che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha tenuto stamattina, 4 aprile, nel Teatro Comunale di Ferrara in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2022-2023 dell’Università degli Studi di Ferrara, il 632° dalla sua fondazione.

Quello di Mattarella – accolto da lunghi applausi di tutti i presenti e da moti di giubilo da parte degli studenti presenti – è stato l’ultimo intervento della mattinata. «Gli studenti e le studentesse sono il centro e la misura della vita di ogni Ateneo», ha detto ancora Mattarella. «Importante è la circolarità degli studenti e dei docenti dei nostri atenei a livello europeo», in un mondo radicalmente cambiato negli ultimi decenni, nel quale centrali sono «le tendenze demografiche e il tema della distribuzione della ricchezza a livello mondiale. Un tempo – ha aggiunto -, queste differenze venivano assorbite a livello locale, ma oggi non è più così: il mondo è diventato un’unica comunità, sempre più stretta e interconnessa». Le sfide – ha poi proseguito il Presidente – sono quelle della «mancanza di libertà e diritti», in particolare delle donne, come nel caso di Iran e Afghanistan. E sono quelle dell’«enorme aumento» della popolazione africana nei prossimi anni: «questi mutamenti a volte li si avverte, a torto, come estranei a noi». Come a ognuno di noi devono interessare quei metodi, quegli orrori che pensavamo essere stati consegnati alla storia, come «le guerre d’annessione e le azioni degli imperi»: il riferimento, in primis, è alla guerra di invasione che da oltre un anno la Russia porta avanti ai danni dell’Ucraina. Non sono altri tempi, ma tragicamente i nostri. Anche a Ferrara il Presidente ha saputo dire parole chiare e inequivoche su questo tema, come sull’importanza delle nuove generazioni e di uno sguardo globale.

(foto quirinale.it)

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(foto quirinale.it)

(foto Alessandro Berselli)


Gli altri interventi

Tante le personalità presenti nelle prime file: il Sottosegretario Vittorio Sgarbi, l’on. Dario Franceschini, il Presidente della Regione Stefano Bonaccini, l’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi, i Sindaci della Provincia, le autorità militari, il nostro Arcivescovo mons. Gian Carlo Perego, il Rabbino Rav Luciano Caro, il Direttore del MEIS Amedeo Spagnoletto, l’on. Luigi  Marattin, l’Assessore Regionale Paolo Calvano.

Dopo l’esecuzione dell’inno nazionale e dell’inno europeo a cura del Coro di Ateneo e del Conservatorio Girolamo Frescobaldi di Ferrara, è intervenuta la Ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini. Lo stesso «Copernico – ha detto – era cittadino del mondo, affamato di sapere. I suoi interessi non avevano confini. Vi propongo due parole “copernicane” per l’università»: la prima è «multidisciplinarietà»: il cercare cioè di «fornire prospettive diverse, per la complessità di approccio alla conoscenza oggi». L’università per la Ministra va pensata come «fabbrica di futuro, per la crescita della persona, non solo delle sue competenze». La seconda parola è «internazionalizzazione»: «la nostra consapevolezza aumenta nel confronto aperto». E sul tema del merito ha aggiunto, rivolta alle studentesse e agli studenti: «So che spesso vi sentite ingabbiati in un concetto detto “merito”, ma che non sentite come tale. Temete che l’università possa essere privilegio di pochi. Ma le regole sono fatte valere per tutti. Il vostro percorso accademico dev’essere un percorso di crescita non una competizione».

«L’università dev’essere il luogo di crescita del sapere critico», ha detto invece la Magnifica Rettrice Laura Ramaciotti nella sua relazione, «non deve diffondere solo conoscenze ma anche fiducia in un futuro migliore».

 «“Sono un fallimento, non merito di vivere”: sono mie parole, che pronunciai la seconda volta che fallii il test di medicina. Le sentì anche mia madre». Così ha esordito nel suo intervento Alessandra De Fazio, Presidente del Consiglio degli studenti. Al centro, dunque, i drammi di studentesse e studenti «bombardati dal mito della performatività» in un sistema universitario «classista, che si piega al mercato. Le università – sono ancora sue parole – sono sempre più performanti, sono una produzione intensiva», a causa di una «gestione neoliberale degli atenei». Le conseguenze, secondo De Fazio, sono l’aumento fra gli studenti del «senso di inadeguatezza, della depressione e dei suicidi». E anche nell’”indotto” le logiche sono le stesse: «Aumento dei prezzi delle abitazioni, sovraffollamento delle stesse: così i privati lucrano sulla comunità studentesca e lavoratrice. Chiediamo che la Giunta di Ferrara calendarizzi con più attenzione per affrontare queste problematiche», per «difendere il diritto ad abitare». Altrimenti «si nega il diritto all’autoemancipazione». «Non vogliamo essere sempre considerati come cittadini del domani – ha concluso -, ma che pensiate agli errori che voi, cittadini di ieri, avete fatto e fate, e che noi, cittadini di oggi, paghiamo».

Massimo Bonora, Presidente del Consiglio del personale tecnico-amministrativo, ha posto, invece, l’accento sulle insufficienti assunzioni di personale nel nostro Ateneo, rispetto ai livelli regionali e nazionali, all’importanza di «incrementare il lavoro agile», e delle «politiche di inclusione» nell’Ateneo.

«L’università va pensata come luogo aperto, zona franca delle nostre civiltà, com’è sempre stata»: così Patrizio Bianchi, Professore emerito dell’Università degli Studi di Ferrara, nella sua prolusione. La scuola stessa, come l’università, dev’essere «aperta, inclusiva e affettuosa». Affettuosa nel senso che «deve creare legami di pace innanzitutto con sé stessi, perché se non si è in pace con sé stessi poi si riesce a costruire la pace con gli altri». «E voi – rivolto agli studenti e alle studentesse – oggi più che mai dovete essere operatori di pace». All’inizio del suo intervento, Bianchi ha voluto ringraziare Alessandra De Fazio: «diamo più ascolto agli studenti – ha detto – e diamo loro la testimonianza di come noi abbiamo affrontato le nostre sofferenze e di come le abbiamo trasformate anche in voglia di vivere quando ci siamo messi a disposizione degli altri, della nostra comunità».

(La foto grande in alto è di Alessandro Berselli)

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