Concilio 60 /1. L’inizio del Concilio, nell’autunno del 1962, attraverso le parole di Vescovi e teologi, da De Lubac a Camara

di Patrizia Trombetta

Roma, 11 ottobre 1962. La giornata inizia sotto un grosso temporale, ma poi ritorna il sole e infine si conclude alla luce della luna piena.

La basilica vaticana di san Pietro è presa d’assalto da migliaia di persone con il cappello a due punte, sono i vescovi di tutto il mondo che hanno obbedito alla chiamata di papa Giovanni XXIII. Il 25 gennaio di due anni prima dava l’annuncio: ci sarà un nuovo Concilio ecumenico! Una sorpresa inaudita, anche se tanti l’attendevano. 

Alla solenne apertura sono invitati  1041  vescovi europei (379 gli italiani), 956 vescovi americani, 379 gli africani, 300 gli asiatici.

Il discorso inaugurale del papa è scritto di suo pugno, egli l’ha corretto parecchie volte, spostando frasi e aggiungendo parole misurate e “fresche”. Non un discorso di circostanza ma un testo che richiedeva grande attenzione e approfondimento.

Oltre ai vescovi sono presenti numerosi giornalisti e teologi, uno di questi annota nel suo diario: «Dopo essere entrati dalla porta di bronzo ci perdiamo nella zona riservata ai vescovi, ci facciamo buttar fuori da un gendarme col colbacco che ha tutta l’aria di un orco: non si sarebbe potuto inventare un tipo migliore di babau» 1.

San Pietro è un incanto di colori dove dominano l’oro e il rosso; la navata centrale è occupata da 2500 sedie disposte su gradinate, davanti all’altare della Confessione. I posti delle prime file, addobbati di rosso per i cardinali; gli altri, ornati di verde per gli arcivescovi e vescovi, si allineano all’infinito. Le tribune sono rivestite di velluto rosso e di arazzi. Tutto risplende brilla canta sotto la luce dei riflettori. «È tutto molto solenne, ma un po’ freddo. Gusto decorativo un po’ teatrale, barocco. Inizia la Messa, cantata esclusivamente dal coro della cappella Sistina, qualche brano gregoriano e altri polifonici. Il movimento liturgico non è arrivato nella Curia romana. Questa immensa assemblea non dice niente, non canta niente» 2.

In piazza san Pietro, sotto al colonnato un brulicare di gente; la radio trasmette la Messa che si sta celebrando dentro la basilica. «Tutta la Chiesa era là, personificata nei suoi pastori» 3.

Un altro teologo presente in basilica scrive: «Cerimonia imponente. Tristezza malgrado tutto, pensando al contrasto con la situazione reale della Chiesa nel mondo. Sfilata interminabile di vescovi, poi il corteo papale. In trono Giovanni XXIII è ben custodito: alla sua destra il card. Ottaviani con una di quelle ridicole cotte romane, pieghettata e increspata… . Alla sera verso le 19, affollamento popolare in piazza San Pietro. Il Papa parla dalla finestra; fa ridere, si fa applaudire. Molto vigore e molta dolcezza: “ora, voi tornerete a casa, date una carezza ai vostri bambini e dite che è la carezza del papa”» 4. 

Un altro testimone, vescovo orientale melchita scrive: «Siamo rimasti sorpresi nel constatare che ogni padre del Concilio si era fatto accompagnare da un aiutante perché lo aiutasse nel portare le proprie cose; anche noi avremmo potuto indossare grandi abiti pontificali, ma avevamo deciso di essere più semplici, indossando solo l’epitrachilion e l’omophorion. Non ce ne siamo pentiti, il nostro abito ci ha permesso di farci notare tra tutti gli altri e ci è stato meno duro sopportare con quell’abito ridotto una cerimonia durata 5 ore… il papa ha pronunciato il suo discorso in latino, cose molto belle, ma molti padri un po’ per il latino un po’ per la lunghezza della celebrazione dormivano. Molti vescovi erano manifestamente spossati, non ce la facevano più. Dopo tutto, bella cerimonia, grandiosa e commovente. Per la prima volta nella storia si vedevano 2500 vescovi riuniti per un Concilio; al precedente Vaticano I ce n’erano 700… La Chiesa russa ortodossa ha annunciato ieri sera che invierà due rappresentanti» 5.

Quel giorno tremila agenti dentro e fuori la basilica vigilavano sulla buona riuscita dell’evento, anche le canne dell’organo erano state controllate. E di fatto nulla di sgradevole è successo.

Perfino il partito comunista ha dichiarato che salutava con gioia lo svolgimento del Concilio, poiché sperava da questo un consolidamento dei legami di carità e di pace tra le nazioni.

Questo è ciò che si è visto da fuori in quel primo giorno, ma nella notte di quel primo giorno, un altro vescovo si lasciava andare in altre considerazioni, prenderà l’abitudine di scrivere tutte le notti alla sua comunità dall’altra parte del mondo: «Quanto al Concilio dal di dentro, ecco alcune osservazioni, passibili di revisione: il concilio sarà difficilissimo. Oggi quando si è trattato di eleggere 16 vescovi per ciascuna delle 10 commissioni, i vescovi si sono rifiutati di votare frettolosamente e soprattutto liste già preparate dalla curia. I vescovi sceglieranno i loro rappresentanti e per far ciò c’è bisogno di tempo per conoscerci. E questo è solo l’inizio dell’inizio. Poi, probabilmente sarà abbandonato il latino perché un gran numero di vescovi non riesce a capirlo, soprattutto quando lo parlano i francesi e i tedeschi. Anche al Concilio è presente il mondo sviluppato e il mondo sottosviluppato; in comune abbiamo il desiderio di universalizzare la visione della Chiesa e la decisione di evitare che i problemi di continenti così diversi siano trattati con parametri europei. Poi viene lo scontro tra progressismo e integrismo; certi simboli ci lasciano sgomenti, in pieno XX secolo, il latino come lingua ufficiale del Concilio di una Chiesa viva che vuole capire ed essere capita, essere presente e agire… Chiedete a Dio che a muovere questi vescovi sia unicamente l’amore alla santa Chiesa; che il nostro unico desiderio sia corrispondere ai progetti divini, alle speranze dei fedeli e alle necessità del mondo. Chiedete che nessuno di noi sprechi questi due mesi nella Città eterna; che questi giorni segnino la nostra vita. Che ritorniamo più soprannaturali, cresciuti nella fede, nella speranza e nella carità!» 6.

Che bello pensarci pure noi dentro quell’inizio degli inizi.

1 Y. Congar, Diario del Concilio.

2 Ibid.

3 Ibid.

4 H. De Lubac, Quaderni del concilio.

5 N. Edelby, Il Vaticano II nel diario di un vescovo arabo. 

6 H. Camara, Roma. Due del mattino. Lettere dal Concilio Vaticano II. 

Un altro racconto in occasione del 60° anniversario del Concilio Vaticano II verrà pubblicato sul prossimo numero.

 

Articolo pubblicato su “La Voce” del 30 settembre 2022

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