16 marzo 2020

Da “Volevo nascondermi” a “Favolacce”, da Garrone a Bellocchio: perché il cinema italiano è più vivo che mai

di Paolo Micalizzi

La Berlinale ha premiato il cinema italiano. E ciò fa riflettere positivamente sul buono stato di salute della nostra cinematografia, tenendo anche presente le cinquine dei David di Donatello. Un momento di grazia che speriamo il fenomeno del Coronavirus non comprometta, visto che tanti altri autori potranno fare fatica ad emergere con la temporanea sospensione di tante produzioni cinematografiche e televisive.

Com’è noto, il film di Giorgio Diritti “Volevo nascondermi”, che riporta alla ribalta – sottolineandone la visionarietà e la natura primordiale e feroce della creatività -, il pittore naif Antonio Ligabue, ha ottenuto un importante riconoscimento con l’attribuzione dell’Orso d’argento per la migliore interpretazione all’attore Elio Germano. Ma l’Italia ha conquistato anche l’Orso d’Argento per la migliore sceneggiatura attribuita al film “Favolacce” (foto), opera incentrata sulla triste quotidianità di un sobborgo romano, diretto da Damiano e Fabio D’Innocenzo, i due fratelli che proprio al Festival di Berlino avevano esordito nella regia con un film interessante come “La terra dell’abbondanza”, ambientato anch’esso nella periferia romana e incentrato sul mondo della malavita. Anche in questo film si è distinto Elio Germano, confermandosi uno degli attori oggi più amato.

Ma al Festival di Berlino erano presenti anche nuovi talenti della nostra cinematografia: il documentario di Luca Ferri, un regista indipendente che è anche sceneggiatore, direttore della fotografia e produttore, e il film di David Zamagni e Nadia Ranocchi, “Zeus Machine. L’invincibile”, entrambi presentati nella sezione “Forum”. Senza dimenticare “Semina il vento” di Daniele Caputo, che ha avuto l’anteprima nella sezione “Panorama”. Poi, nella sezione “Generation” il film “ Palazzo di giustizia” di Chiara Bellosi e nella “Berlin Critic’s Week” il film “Faith” di Valentina Pedicini, non trascurando la presenza al “Berlinal Special Gala” del film di Matteo Garrone “Pinocchio”.

Le cinquine dei David di Donatello, che saranno assegnati il 3 aprile e che RaiUno trasmetterà in diretta, hanno poi evidenziato come nel cinema italiano la qualità dei suoi film continua ad avere una significativa consistenza: 18 nomination per “Il traditore” di Marco Bellocchio, film sul pentito di mafia Tommaso Buscetta; 15 per “Il primo re” di Matteo Rovere che rivisita in chiave moderna la storia di Romolo e Remo, ma anche per “Pinocchio” di Matteo Garrone, racconto di Collodi rivisitato nell’interpretazione di Roberto Benigni nel ruolo di Geppetto e nella sorprendente interpretazione del comico Massimo Ceccherini che finora non aveva dato prove attoriali di grande rilievo.

Nelle cinquine del miglior film ma anche per la migliore regia ci sono anche “La paranza dei bambini” di Claudio Giovannesi che già era stato molto apprezzato per il film “Fiore” (2018) incentrato sull’amore impossibile tra due detenuti in un carcere minorile, e “Martin Eden” di Pietro Marcello, altro nome di punta dell’ultimo cinema italiano. Negli attori, oltre a Luca Marinelli (chiamato in giuria al Festival di Berlino, e ciò è molto gratificante) per “Martin Eden” vi sono Pierfrancesco Favino (“Il traditore”), Toni Servillo (“5 è il numero perfetto” di Igort), Alessandro Borghi (“Il primo re”), Francesco di Leva (“Il sindaco del rione Sanità” di Mario Martone), mentre ad aggiudicarsi il David per la migliore attrice sono in lizza Valeria Golino (“Tutto il mio folle amore” di Gabriele Salvatores), Valeria Bruni Tedeschi per “I villeggianti” da lei anche diretto, Isabella Ragonese (“Mio fratello rincorre i dinosauri” di Stefano Cipani), Linda Caridi (“Ricordi?” di Valerio Mieli) e Jasmine Trinca (“La Dea Fortuna” di Ferzan Ozpetek). Senza dimenticare le altre categorie che premiano i professionisti di alcuni mestieri importanti del cinema (fotografia, musica, scenografia, ecc.): un altissimo artigianato che fa grande il cinema italiano.

Fa poi piacere sottolineare che per i cortometraggi è stato premiato “Inverno” di Giulio Mastromauro, un autore di talento che rappresenta prestigiosamente le nuove leve del cinema italiano: un premio assegnato da una giuria di 10 persone presieduta da Andrea Piersanti.

Pubblicato su “la Voce di Ferrara-Comacchio” del 13 marzo 2020

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