Tre giorni del clero: esperienze e riflessioni sulla corresponsabilità nella cura pastorale dentro le UP

di don Vito Milella

Il nostro Seminario, nelle giornate dal 3 al 5 giugno, ha ospitato la tre giorni del clero. Quest’anno, il Consiglio presbiterale ha stabilito di dedicarla al tema delle équipes o “Gruppi ministeriali” all’interno delle Unità Pastorali. Per farlo sono intervenuti nella mattinata del 3 giugno due laici e un presbitero della Chiesa di Vicenza, responsabili diocesani di tali Gruppi ministeriali.

L’idea nasce negli anni ’80, dalla consapevolezza del mutamento, già allora, del presbiterio, con la domanda forte su come si potessero mantenere vive le comunità malgrado il calo della presenza presbiterale. È qui che iniziò a nascere l’idea delle Unità pastorali (UP) che, come ben sappiamo, hanno il deficit di far venire meno il rapporto 1 a 1 tra prete e singola parrocchia. Oltre a questo cambiamento, ormai noto anche nella nostra Arcidiocesi, come in molte altre, la Chiesa di Vicenza si pose, in quegli anni, la domanda in merito a nuove modalità di annuncio e di nuove modalità ministeriali.

Ma cos’è un Gruppo ministeriale (GM) secondo la Diocesi vicentina? Un tentativo di rispondere a una esigenza di questo tempo. È la proposta di corresponsabilità tra un gruppo di laici, con mandato a termine, e un presbitero (o presbiteri), dell’UP. Il loro obiettivo è curare le relazioni all’interno della comunità per essere giunture di comunione, in modo che tutti gli operatori pastorali continuino a svolgere il loro ruolo garantendo i diversi servizi nelle UP. In poche parole, è una forma di partecipazione nella cura pastorale, condividendone le problematiche, i passi da compiere a livello relazionale più che nelle scelte (le quali spettano al Consiglio Pastorale). Il Gruppo ministeriale è un gruppo per l’animazione comunitaria proposto alle parrocchie che si trovano a condividere tra loro un unico parroco, e non possono quindi godere del suo servizio in modo totale ed esclusivo. Si collocherebbe all’interno della parrocchia come il cuore pulsante di un’esperienza di comunione e di missione, in ragione del fatto che il GM non è il gruppo che fa qualcosa, ma cura la relazione tra parroco e comunità laddove questo rapporto 1 a 1, tra parroco e singola parrocchia, può venire a mancare. Il presbitero, da parte sua, come si legge nello strumento di lavoro Laici e ministeri ecclesiali, deve «accompagnare la vita del Gruppo ministeriale per condividerne il cammino di fede, per aiutarlo a maturare e gestire le scelte, per operare il discernimento proprio del suo ministero» (n. 46).

La mattinata successiva ci si è suddivisi in gruppi per la condivisione sulla proposta dei GM. Oltre ad evidenziare le note positive, ci si è interrogati sulla fattibilità di un modello come quello vicentino per promuovere la corresponsabilità dei laici nella nostra Chiesa di Ferrara-Comacchio. Sono emerse considerazioni su effettivi aggiustamenti da attuare proprio in ragione di un’efficiente promozione della comunione e di una evangelizzazione efficace. Si è discusso su alcune evidenti criticità e perplessità, e si è proseguito con altre riflessioni e proposte utili, scaturite proprio dall’ascolto dell’esperienza vicentina. Queste ultime si sintetizzano in: riorganizzazione e semplificazione delle strutture, rendere meno pesante l’amministrazione delle parrocchie da parte di preti in modo che possano meglio occuparsi, secondo la loro propria vocazione, di una formazione di qualità nei confronti dei laici; urgenza di una riflessione seria sulla crisi delle vocazioni sacerdotali e religiose.

La conversazione e condivisione ha permesso di mantenere viva la riflessione sul tempo attuale, poiché – questo tempo – bisogna anzitutto saperlo leggere con sapienza. La priorità per un’evangelizzazione efficace porterà ad adoperare modalità e assestamenti che si potranno attuare naturalmente, a patto che la riflessione sia mantenuta viva.

A conclusione, la terza mattinata, dopo aver ascoltato le relazioni dei diversi gruppi, l’Arcivescovo è intervenuto con sue considerazioni di sintesi e riflessioni sugli orientamenti della Chiesa italiana.

Il pranzo fraterno ha concluso questa tre giorni di giugno: la degna chiusura dopo aver tanto condiviso sulla cura delle relazioni nelle comunità ecclesiali; poiché, per promuovere la comunione bisogna anche cogliere le occasioni per poterla vivere e promuovere tra preti all’interno del presbiterio.

Pubblicato sulla “Voce” del 14 giugno 2024

Abbònati qui!

Continua a leggere