Capolavori in Duomo /3 – Il terzo contributo di Micaela Torboli sui gioielli presenti nella nostra Cattedrale

di Micaela Torboli

Andrea Nascimbene di Jacopo Genesini possedeva un’avviata bottega lignaria, attiva nel XV secolo: era forse di San Felice sul Panaro e visse a Mirandola, ma si fermò a lungo a Lendinara, quando la cittadina si trovava nei domini estensi, così che i suoi figli più noti, Cristoforo e Lorenzo, vennero detti appunto “da Lendinara”. 

Marangoni espertissimi, richiesti in molte città italiane, erano apprezzati dal duca Borso d’Este. Nel 1456 venne richiesto loro un progetto per gli stalli del coro della Cattedrale estense, ma solo a fine secolo la struttura del tempio ne avrebbe permesso l’inserimento, cioè dopo che Biagio Rossetti fu incaricato da Ercole I d’Este di valorizzare l’area absidale. L’esecuzione venne portata avanti dal maestro intagliatore Bernardino, figlio di Cristoforo, fino al 1520, quando morì: suoi abili collaboratori (i cui nomi sono tuttora oggetto di studi) vi lavorarono ancora per cinque anni, e la Cattedra vescovile fu terminata solo nel 1534. L’intarsio ligneo si forma come un mosaico di legni diversi, sulla base di un disegno preordinato. Le opere dei Canozi assurgono ai più alti livelli quando, oltre a nature morte, geometrie o temi araldici, eseguono in legno scene urbane, «quadri cum li casamenti, seu prospective», come richiesto da una committenza aggiornata sulle novità della forma tridimensionale posta in piano grazie alla prospettiva. 

Negli stalli della Cattedrale rivive la Ferrara di cinque secoli fa. Celebre è l’immagine lignea dello scalone del Palazzo Ducale, ideato da Pietro Benvenuti degli Ordini, quasi identico a come è ora. I legni più usati erano noce, pero, gelso, pino, cipresso e molti altri, trattati con bollitura, stesura di olio, bruciature, per rendere le superfici sfumate e variopinte. Le “listre”, da 3 mm. di spessore, tagliate a seconda della venatura del legno e delle sagome da delineare, venivano fissate su legno massello con colle speciali, poi rese uniformi, ben lucidate e toccate d’oro: gioielli d’arte, legno che si fa pittura.

Articolo pubblicato su “La Voce” del 4 novembre 2022

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