Capolavori in Duomo / 10 – Il decimo e ultimo contributo sui gioielli presenti nella nostra Cattedrale

di Micaela Torboli

Del canonico monsignor Alessandro Boiardo, onorato da una sepoltura in Cattedrale, restano solo una manciata di notizie e una lapide, spostata nell’atrio rispetto alla collocazione originale della  tomba, ovvero accanto al Battistero, rimaneggiato nell’800. 

Scrisse di lui, in uno stile barocco ultrasolenne, Antonio Libanori, autore di Ferrara d’oro imbrunito (p.I, Ferrara, A. e G.B. Maresti, 1665, p.132). Libanori riporta il testo della lapide per intero, e questo pare essere quasi la sua unica fonte su Boiardo. Esalta la gloria dell’antico ceppo, l’indole di un «Giovine virtuosissimo, e d’ogni scienza, e belle lettere adornato». Era anche «di singular candidezza di costumi (…) e di impareggiabile bontà». Dopo aver ottenuto il canonicato della Cattedrale, Boiardo si trasferì a Roma, presso il cardinale Prospero Santacroce, tra l’altro amico del cardinale Ippolito II d’Este: nunzio in Spagna, fu tra i primi ad importare in Italia il tabacco, al tempo chiamato per questo “erba santa” o “erba Santacroce”.  Boiardo divenne pure monsignore, e per Libanori fu vicino ai papi Sisto V e Urbano VII (il cui pontificato durò 12 giorni!), come «camarier d’honore». Ancor più lo avrebbe stimato Clemente VIII, «specialmente per l’immaculata innocencia di sua vita». Ormai anziano tornò a Ferrara per morirvi, a ottantatre anni, nel novembre 1601. Qui «con maestosa pompa fù portato à seppellire in un particular Deposito nella Catedrale di Ferrara à canto al Battisterio». Forse, se avesse letto le carte dell’Archivio famiglia Muzzarelli Brusantini (Archivio Storico Comunale di Ferrara) qualche dubbio sulla «innocencia» di Alessandro lo avrebbe colto. Vi si trova un eloquente “breve” papale del 22 agosto 1601, con il quale viene concesso al monsignore di «detraere per il valore di dodici milla scudi d’oro a favore di Giacomo, Ercole et Alessandro iuniore e Lavinia suoi nipoti descendenti da Ottavio Boiardi figlio bastardo legitimato di detto canonico don Alessandro Boiardi», che quindi non era certo sine macula et ruga.

(Con questo contributo, si conclude la rubrica sui Capolavori in Duomo)

Articolo pubblicato su “La Voce” del 23 dicembre 2022

Abbonati qui alla nostra rivista!

Continua a leggere