Capolavori in Duomo /7 – Il settimo contributo sui gioielli presenti nella nostra Cattedrale

di Micaela Torboli

1448: Rodolfo Varano, signore di Camerino sposa Camilla, sorellastra di Leonello d’Este, marchese di Ferrara: si rafforza così l’alleanza tra le famiglie che sarebbe proseguita per secoli, dando più tardi vita al ramo dei Varano di Ferrara, quando la casata, alla metà del Cinquecento, dopo anni di lotte con il papato perse definitivamente Camerino. 

Un altro Rodolfo Varano ha lasciato il suo nome sulla dedica di una lastra marmorea che si trova di fronte all’Altare della Madonna delle Grazie, dove, per un privilegio inaudito, è sepolto il suo congiunto Alfonso Varano, nato nel 1705 da Giulio Cesare e Ippolita Camilla Brasavola. Poeta acclamato fin da ragazzo, Alfonso fu accademico degli Intrepidi, dell’Arcadia e della Crusca, compose fiumi di parole per ogni occasione e sotto ogni forma, tutte obliate. Il suo lavoro più noto, scritto in gran parte nel Palazzo Varano, detto di Santo Spirito – oggi via Montebello 18 – s’intitola Visioni sacre e morali. Resta famosa la diatriba che ebbe con Giovan Battista Bodoni, celeberrimo tipografo di Parma, presso il quale avrebbe dovuto pubblicare l’opera omnia in veste sontuosa, operazione fallita perché il suo costo, esorbitante, scoraggiò i sottoscrittori dell’impresa. Luigi Ughi ha illustrato nel Dizionario storico degli uomini illustri ferraresi (Ferrara, Eredi Rinaldi, 1804, II, p.209) le cerimonie per Alfonso, morto celibe il 23 giugno 1788, tenute «nella Cattedrale dopo l’accompagnamento di tutto il Corpo degli Accademici, e dopo funerali degni del suo gran merito, e della sua nascita, ne’ quali recitò la funebre orazione l’Ab. Luigi Campi, fu sepolto nella Cappella grande della B. V. detta dell’Atrio con iscrizione. Gli stessi Accademici volendo poi onorare la sua memoria si convocarono nel teatro degl’Intrepidi per lodarlo con poesie. […] La costumatezza, ed il suo attacco alla Religione, che dimostrò costantemente in tutto il corso della sua vita, furono pregi, che aggiunti a quelli della virtù, e dell’illustre sua prosapia l’avevano reso in tutto rispettabilissimo».

Immagine: Giuseppe Antonio Ghedini, Ritratto di Alfonso Varano, 1740, Palazzo Diamanti, Ferrara.

Articolo pubblicato su “La Voce” del 2 dicembre 2022

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