Due giovani medici di Ferrara ci raccontano il loro rapporto col Servo di Dio Enzo Piccinini: a lui hanno intitolato un nuovo ambulatorio in città e dedicato un corso universitario

Il 10 dicembre alle ore 20 nella chiesa parrocchiale di Gesù Redentore di Mondena (viale Leonardo da Vinci, 270) si terrà la Sessione di apertura dell’Inchiesta Informativa Diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità del Servo di Dio Enzo Piccinini (foto, ndr).

Ma chi era Piccinini, questa figura così importante e legata anche a Ferrara?

Piccinini nasce a Scandiano (RE) il 5 giugno 1951. Nel ’70 consegue la maturità classica e nello stesso anno si iscrive alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Modena. Nel ’73 si sposa e in questo stesso periodo si consolida un più stretto rapporto personale con don Luigi Giussani, fondatore del movimento di Comunione e Liberazione. Nel ’76 consegue la laurea in Medicina e Chirurgia e inizia la specializzazione in Chirurgia Generale e successivamente in Chirurgia Vascolare. In ambito professionale, Piccinini ha sempre ritenuto di prioritaria importanza l’unitarietà della sua attività clinica con quella di ricerca e di insegnamento, anche attraverso il confronto con i più qualificati Centri Universitari Internazionali. La sua passione per un continuo miglioramento professionale ha sempre avuto come obiettivo la cura della persona malata considerando, insieme alla malattia, ogni aspetto del bisogno umano e di questo fanno fede le tante testimonianze dei suoi pazienti.

La sua competenza e il suo insegnamento hanno conquistato i suoi giovani collaboratori, che lo hanno seguito per anni imparando così una modalità di lavoro e di rapporto con il malato che ha segnato e segna tuttora la loro carriera. Il 26 maggio 1999 Enzo Piccinini muore improvvisamente in un incidente stradale sull’A1, in prossimità di Fidenza. Al funerale, celebrato dal Card. Giacomo Biffi in S. Petronio a Bologna, hanno partecipato oltre 7000 persone.

Siamo da sempre affezionati a Enzo per due motivi: il primo è la sovrabbondanza di grazia che l’amicizia fra lui e alcuni nostri amici più grandi di Ferrara ha generato nella comunità di CL di Ferrara, accompagnandola alla nascita e lungo il cammino. Noi non abbiamo conosciuto Enzo (avevamo pochi anni quando è salito al Cielo), ma ne abbiamo conosciuto i tratti nei volti di chi ci ha educato e tuttora ci accompagna nel cammino della fede e della vita: pertanto è in primis una gratitudine che ci ha fatto affezionare a lui.

Abbiamo da poco aperto un ambulatorio di Medicina Generale decidendo di intitolarlo “Amici di Enzo Piccinini”, proprio per il fatto che Enzo l’abbiamo conosciuto attraverso i volti e l’amicizia di un popolo che per grazia abbiamo incontrato e che è per noi segno di Cristo presente nelle nostre vite e di cui noi portiamo i tratti. Il secondo motivo è per la sua testimonianza di Medico, il metodo di cura di Enzo ci affascina ed è per noi vincente. Vorremmo vivere il nostro mestiere avendo ben presente che il “prendersi cura” del paziente e non solo il guarirlo (quando possibile) conviene, sia in termini di efficacia di cura che nel gusto del lavoro stesso.

Il “metodo Enzo” è stato anche il tema di un corso universitario che abbiamo organizzato assieme a Professori, medici e studenti rivolto a più di 200 studenti del corso di laurea di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Ferrara. Nel corso si sono affrontate e approfondite tematiche “scomode” per chi si affaccia alla professione medica come per chi la pratica già da tempo: è possibile essere davvero insieme al proprio paziente e non limitarsi ad applicare procedure e linee guida? È possibile guardare i propri errori? Come lavorare in équipe? È possibile assumersi la responsabilità della cura del paziente con i rischi ad essa connessi? Che ruolo ha la ricerca nella cura del paziente?

Ci hanno sempre colpito tutte le testimonianze di Enzo: non si limitava all’atto chirurgico, ma per lui era essenziale la conoscenza del paziente, accompagnarlo, parlare con lui della morte, tenendo in mente il suo limite e il suo bisogno. Enzo era un Chirurgo, ma siamo convinti che il suo metodo, la sua testimonianza, sia tuttora decisiva per la Medicina territoriale che rischia di soccombere alla burocrazia o a mille progettualità svincolate dal vero bisogno della persona.

Nella vetrina del nostro ambulatorio abbiamo scritto “curare è prendersi cura”: ci stiamo rendendo conto che il vero gusto non è solo prenderci cura dei nostri pazienti, ma anche l’un l’altro, del contesto territoriale in cui siamo, dei nostri colleghi e di chi amministra. Stiamo scoprendo che è proprio vero quello che diceva Piccinini che «il gusto è nel vivere il nesso con il Destino che fa le cose».

Francesco Turrini 

Matilde Turchetti

Articolo pubblicato su “La Voce” del 9 dicembre 2022

Abbonati qui alla nostra rivista!

Continua a leggere