(Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 28 maggio 2021)

Sabato 22 si è tenuta – con tutte le immaginabili (e le inimmaginabili) difficoltà legate al vedersi in videoconferenza – la “Giornata del Laicato” conclusiva dell’anno 2020/21.

Per una organizzare i contenuti e le riflessioni che sono emersi, ci sarà tempo quando verrà diffuso il resoconto della giornata. Tuttavia, ad oggi, credo sia possibile – e bello! – condividere alcune riflessioni generali.

Prima riflessione: grazie!
Che in un sabato pomeriggio di maggio ci siano tante persone che – a dispetto della giornata che già evoca i lidi ferraresi, delle tante Parrocchie impegnate a celebrare i Sacramenti, della legittima nausea che ormai tutti abbiamo di fronte alle riunioni online – hanno desiderio di dedicare alcune ore ad un incontro di riflessione, è cosa bella e da non dare per scontata.

Grazie anche al nostro Vescovo Gian Carlo, che ci ha trasmesso tanta fiducia nel desiderio (e nella capacità) di noi laici di essere Chiesa.

Seconda riflessione: che fatica, parlare di politica!
La GdL di sabato 22, aveva lo scopo di approfondire il legame tra la presenza di Gesù nell’Eucaristia e la nostra presenza di cristiani laici nel mondo (potremo peccare di profondità, ma non certo di ambizione!).

Presenza dei cristiani nel mondo e per il mondo significa dire “politica”, e che parola difficile!

Abbiamo fatto i conti col fatto che la politica sa essere divisiva, conflittuale. Col fatto che a volte si preferisce non parlarne, nelle nostre comunità, per timore di ritrovarci l’uno contro l’altro.

Ma abbiamo anche convenuto sul fatto che “fare politica” (cioè: comprenderla, valutare, giudicare, prendere posizione) è un dovere per noi cristiani. Che occorre – certo, e in primo luogo – farsi carico delle necessità del fratello che incontriamo, ma anche non smettere di avere in mente una società più giusta, equa, umana. Come dice, con una chiarezza assoluta, Papa Francesco: «Riconoscere ogni essere umano come un fratello o una sorella e ricercare un’amicizia sociale che includa tutti non sono mere utopie.» (FT, 180).

Terza riflessione: il confronto è appena iniziato.

Nelle prossime “Giornate” dovremo riprendere questo tema, non solo per la sua attualità (nell’incontro è nata una domanda che non esito a definire “terribile”: come insegneremo ai nostri giovani che la politica è cosa altissima e nobilissima e non quel pollaio imbrattato che sembra emergere dei talk-show?

Su questo tema, occorre un ripensamento delle nostre comunità.

Dobbiamo essere capaci di “discutere di politica” e di “trasmettere ai giovani la giusta immagine di politica”, in entrambi i casi mettendo al centro della riflessione non questa o quella evanescente “appartenenza”, ma la dignità dell’uomo, servendo il quale serviamo Dio stesso.

Non sono temi liquidabili in una battuta, per quanto arguta. Richiederanno tempo, spirito di servizio e capacità di metterci in discussione come individui e nelle nostre comunità.

Noi, come laici di questa amata Diocesi, ci siamo.
Giorgio Maghini

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