I fratelli Dosso e Battista protagonisti della prossima mostra al Castello del Buonconsiglio. Il loro legame col principe Vescovo Bernardo Cles

di Micaela Torboli

Sono già state rese note le anticipazioni sulla mostra di impronta ferrarese che si terrà presto al Castello del Buonconsiglio di Trento, I volti della Sapienza. Dosso e Battista Dossi nella biblioteca di Bernardo Cles (a cura di Vincenzo Farinella e Laura Dal Prà, 1 luglio-22 ottobre 2023). 

Tutto parte dal restauro delle tavole dipinte tra il 1531 e l’anno seguente da Dosso Dossi e dal fratello Battista per la Libraria Clesiana del Castello trentino, che sta terminando in questi giorni, per allargarsi ad una grandiosa occasione espositiva. 

Giovanni di Nicolò Luteri era detto Dosso perché la sua famiglia (di probabile origine trentina) visse a lungo a San Giovanni del Dosso nel Mantovano, ma Giovanni era nato forse non lontano, a Tramuschio, una frazione di Mirandola. Era il 1487: circa un paio d’anni dopo venne alla luce suo fratello Battista, secondo gli studiosi quando i Luteri si erano già spostati a Ferrara. I primi anni dei futuri pittori e la loro formazione sono ancora sotto indagine, ma ovviamente nel 1531 essi erano ormai artisti di successo, specialmente Dosso, mentre Battista verrà sempre messo in ombra dalla grandezza del fratello. 

Bernardo Cles, di nobile prosapia, era il principe vescovo di Trento, città capoluogo di un antico stato ecclesiastico nell’ambito del Sacro Romano Impero, in confederazione con la contea del Tirolo. Cles aveva ottenuto la porpora cardinalizia nel 1530, e allora fece erigere il Magno Palazzo, la giunta rinascimentale al Castello,  appena finita quando i due Dossi furono incaricati delle sue decorazioni insieme ad un nutrito gruppo di colleghi, tra i quali spiccava Girolamo Romanino da Brescia. Per ottenere la presenza dei Dossi a Trento,  Cles li richiese al duca di Ferrara, Alfonso I d’Este, che concedette un permesso ai suoi pittori di corte. Da Ferrara sarebbero giunte a Trento anche piastrelle di ceramica per i pavimenti del Magno Palazzo e giardinieri. 

I temi delle pitture erano decisi insieme dal committente, dagli artisti e dai “soprastanti” del cantiere. Purtroppo gli affreschi dosseschi della Libraria sono quasi interamente perduti, invece sopravvivono gran parte dei dipinti su tavola eseguiti per il soffitto, con ritratti di sapienti e filosofi dell’antichità: staccati dai cassettoni nel 1813 e portati in una scuola, se ne persero almeno sei sui diciotto originali, assenza che risaltò nel 1922, quando i pezzi rimanenti furono restituiti al Castello. 

La mostra propone una rivisitazione del tema dei dotti e dei saggi della classicità, grazie all’arrivo a Trento di opere di Donato Bramante, Albrecht Dürer, Moretto, Andrea Pozzo, Luca Giordano, Josè de Ribera. Un punto fondamentale sarà quello del confronto tra la mano di Dosso e quella di Battista, che si deve valutare sia separatamente, in esecuzioni attribuite ad uno solo dei due, che in collaborazione, come sembra il caso di un quadro misterioso come La strega, che sarà a Trento proveniente da Palais Fesch, Ajaccio. Forte rilievo avranno in mostra due dipinti dosseschi facenti parte di un insieme mai assodato, ma per lo più pensato come presente un tempo a Ferrara, che giungeranno a Trento rispettivamente dal Chrysler Art Museum di Norfolk, Virginia, ovvero un olio su tela con Sapiente (Learned Man of Antiquity) per il quale il museo propone una datazione tarda, il 1540, mentre dallo Agnes Etherington Art Center/Queen’s University di Kingston, Ontario, proverrà quello che il museo canadese identifica con un Re David spostato al 1520-22. Facevano forse parte del gruppo anche due diversi Sapienti (detti a volte Astronomi) che la Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara acquistò nel 2002 sul mercato antiquario, per porli in deposito alla Pinacoteca Nazionale di Palazzo dei Diamanti. 

Dosso morì nel 1542, Battista sei anni dopo, nel 1548: nei sei anni in cui Battista fu libero dall’influenza del fratello sviluppò appieno il proprio lato raffaellesco (nel 1520 era stato a Roma presso il Maestro) adattato ad un temperamento bizzarro e visionario. A Trento certamente Battista troverà il risalto che merita.

Articolo pubblicato su “La Voce” del 28 aprile 2023

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(foto: Dosso Dossi, Sapiente, Norfolk, Virginia, Chrysler Art Museum, 1540 ca.)

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