A Villa Mensa nel copparese, lo stemma del card. Mattei coperto dal volto di Bonaparte? Un’ipotesi

di Nicole Salierno, Sofia Capurro, Leanne Plaze, Laura Ranzi*

Tradimento, esilio e un matrimonio controverso. Sono questi gli elementi venuti fuori da un’approfondita ricerca storica che abbiamo svolto l’anno scorso. Soggetto dello studio è stata Villa Mensa, residenza estiva dei Vescovi dell’Arcidiocesi di Ferrara, già analizzata nella tesi di Alice Turchetti e Caterina Zanotto. Ci troviamo nel Comune di Copparo, più precisamente nella località di Sabbioncello San Vittore.

Gli atti notarili segnano che il primo corpo di fabbrica della Villa risale al XIV secolo, periodo in cui il Vescovo in carica era Guido I De Baisio. Fino al XVII secolo Villa Mensa ha accolto diverse annessioni, fino ad arrivare ad un impianto a corte, proprio come la si vede oggi. Nel XVIII secolo il Vescovo Ruffo commissiona opere di ristrutturazione e dopo di lui il Vescovo Alessandro Mattei richiede opere di abbellimento, restauro e decorazione. Dopo l’arrivo delle truppe francesi, la Villa è stata espropriata alla Diocesi nel 1803 e dal 2003 fa parte del Patrimonio Unesco.

Il soggetto di studio nel dettaglio è la terza stanza dell’ala quattrocentesca, in particolare la volta, i cui dipinti sono stati per metà persi. Grazie a saggi stratigrafici già realizzati, sono stati riportati alla luce decori nascosti sotto le pareti intonacate di giallo. Un altro ambiente che abbiamo preso in esame è il Salone d’Onore, i cui dipinti sono certamente databili al Vescovo Mattei, ciò provato dal grande stemma vescovile dipinto al centro della parete nord. Evidenti sono le somiglianze stilistiche e cromatiche e i grandi festoni dipinti richiamano lo stile del Settecento romano, tanto da poter associare proprio a questo periodo i dipinti della stanza analizzata. 

Contemporaneamente all’analisi del fabbricato, ci siamo concentrate nel definire gli episodi che potevano legare la figura del Vescovo Mattei all’arrivo di Napoleone Bonaparte a Ferrara nel 1796. 

Il 30 luglio dello stesso anno l’esercito austriaco assedia Mantova, per cui le truppe francesi lasciano Ferrara per rivendicare la città lombarda. Mattei riprende possesso della città e fa innalzare nuovamente gli stemmi pontifici. Il 6 marzo 1798 Mattei viene esiliato e condannato ad alto tradimento per aver espresso principi opposti alla Costituzione della Repubblica Cisalpina. Passa alcuni anni in Veneto, per poi tornare a Roma, dove diventa Cardinale. Si rifiutò categoricamente di prendere parte al matrimonio tra Napoleone e l’arciduchessa austriaca Maria Luisa d’Asburgo, in quanto Bonaparte era già stato sposato e ciò andava contro i principi della Chiesa Cattolica. Per questo fu punito con il divieto esplicito di indossare l’abito cardinalizio, divenendo così uno dei tredici cardinali neri. Divenuto sempre più un personaggio scomodo e sovversivo, venne prima imprigionato e poi di nuovo esiliato, per poi essere liberato per ordine del governo provvisorio. Alessandro Mattei muore a Roma nel 1820.

Analizzando la tecnica pittorica del tondo blu sulla volta, l’ipotesi è che non appartenga alle maestranze romane settecentesche che hanno realizzato il resto della volta. Il volto rappresentato nel tondo, potrebbe rappresentare lo stesso Bonaparte, incoronato con la corona d’alloro. Si suppone che un pittore ferrarese del tempo abbia coperto lo stemma di Mattei con il volto di Napoleone, per manifestare così il suo dissenso nei confronti dell’autorità ecclesiastica. I ferraresi, infatti, apprezzavano molto l’imperatore dei francesi, perché avevano perso la fiducia nella Chiesa dopo che Papa Paolo V aveva demolito gran parte delle abitazioni della città estense per costruire la sua fortezza. In virtù di queste constatazioni, è stato previsto un saggio stratigrafico vicino al volto per verificare l’eventuale presenza dello stemma vescovile. La ricostruzione storica è stata considerata verosimile, ma è in attesa di eventuali sviluppi per essere confermata.

*Studentesse del Laboratorio di Restauro Architettonico presso il Dipartimento di Architettura di Ferrara

 

Pubblicato sulla “Voce” del 27 ottobre 2023

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