12 marzo 2020

In questo periodo di emergenza, l’Ufficio catechistico della nostra Arcidiocesi ha redatto qualche semplice indicazione per la catechesi, che pubblichiamo di seguito.

ARCIDIOCESI DI FERRARA-COMACCHIO

UFFICIO CATECHISTICO DIOCESANO

Qualche semplice indicazione per la catechesi in un momento di emergenza!

Rev.mi Sacerdoti

Coordinatori della catechesi

Catechisti

Le nostre comunità (il termine va qui inteso nel suo significato più ampio) stanno attraversando una prova, che richiede intelligenza e apertura spirituale. Non dobbiamo smettere di essere insieme, anche in un momento in cui tutto sembra dirci l’esatto contrario. Curare i dettagli, accompagnare, rispettare, aiutare, nella povertà dei mezzi e delle situazioni condivise, diventano impegni importanti. Possiamo essere compagni di strada (sebbene ad un metro di distanza), non avendo ricette per risolvere i problemi, ma senza perdere il comune sentire.

Deve essere chiaro a tutti, che il primo grande messaggio di speranza, offerto alle persone sta nel modo di muoversi della comunità diocesana. L’attenzione, il rispetto per le regole comuni, la capacità di una riflessione responsabile e di un’azione coerente di fronte ai problemi, l’aver sempre d’occhio il bene di tutti e soprattutto dei più deboli, sono atteggiamenti che si sommano in uno stile condiviso. La forzata impossibilità di con-tatto (parola che richiama subito con-tagio), ci spinge a cercare creativamente modalità per costruire sintonie spirituali.

Suggeriamo cinque linee direttrici per la catechesi, che possono accomunare i nostri comportamenti in questi giorni:

1. Dare un segno che la comunità cristiana è presente; la parrocchia non è “chiusa” ma vive “in altri modi”, accompagna i suoi figli anche e soprattutto quando la difficoltà impedisce di radunarsi; si possono far avere alle famiglie piccoli materiali, ricordare che le chiese sono aperte e lì si prega per tutti, inviare un messaggio di speranza evangelica. È bene in questo periodo, tenere vivi i contatti tra noi, scambiare idee: In modo semplice, con una telefonata, una mail. L’efficacia di un rapporto non è necessariamente legata all’efficienza ed al fare delle cose. Viviamo, anche nel limite, il nostro essere comunità. Sosteniamoci e condividiamo il momento. Mai come in questa fase il tempo ha la precedenza sugli spazi.

2. Invitare a riscoprire la dimensione familiare della fede; la vita cristiana non si vive solo negli spazi parrocchiali, ma anzitutto nella quotidianità; forse in questo periodo sono disposti a riscoprirlo anche persone che consideriamo normalmente distratte rispetto alla vita ecclesiale; vi suggeriamo di inviare materiali che non sembrino i “compiti a casa” (come farebbe un bravo insegnante), ma che possano stimolare il coinvolgimento di tutta la famiglia (commenti al vangelo, attività, semplici preghiere, esercizi di carità concreta).

3. Comunicare con leggerezza e bene; Cerchiamo di essere davvero sobri nella comunicazione. Lasciamo che le persone possano liberamente mettersi di fronte alle proposte e scendiamo dalle cattedre, per stare accanto. Non produciamo overdose comunicative. In questa fase è l’ultima cosa di cui c’è bisogno. Non è accodandoci al chiasso mediatico che riusciremo a far sentire una Parola di Dio per l’oggi.

4. Facciamoci aiutare dai giovani. Sempre attraverso gli strumenti a distanza chiediamo che ci aiutino. Loro sono abitualmente sui social, interagiscono nelle chat, in una parola sono sempre in rete… In questo momento dobbiamo rendere corresponsabili i giovani dell’azione pastorale della chiesa. Dovremmo farlo sempre, a dire il vero, ma l’emergenza potrebbe dare una spinta a questa dinamica fiduciale. D’altra parte, come dice il buon don Matteo 12, fidarsi è come fare un salto senza avere la percezione di quanto si è in alto… o ti butti, o non ti butti. Perdonate la dotta citazione!

5. Scambiare le buone pratiche. Adesso più che mai è importante scambiare idee, essere creativi, suggerire. Dunque, aspettiamo vostri riscontri e contributi in questo senso (ucdfec@gmail.com), con l’idea di aprire immediatamente sul sito dell’Ufficio Catechistico uno spazio di condivisione.

Quaresima tempo di riscoperta del Battesimo

Bisogna quindi fornire elementi essenziali, comprensibili, che appartengano all’esperienza di ciascuno.

I vangeli proposti in queste domeniche per esempio. Riguardano le Tentazioni (Mt 4,1-11), la Trasfigurazione (Mt 17, 1-9), la Samaritana (Gv 4, 5-42), il Cieco nato (Gv 9, 1-41), Lazzaro (Gv 11, 1-45). Basterebbero questi splendidi testi, uniti a poche parole di commento, per far compagnia alle persone…

A questo proposito si possono indicare le registrazioni video delle celebrazioni dell’Arcivescovo, che verranno caricate sul sito diocesano, e i commenti alla Parola sul Settimanale Diocesano.

La prima cosa che viene in mente, leggendo questi passi è che ci troviamo di fronte ad un percorso di riscoperta del nostro Battesimo. Sono presenti tutte le dinamiche simboliche e di conversione.

Elenchiamo una serie di parole, sulle quali possiamo proporre una riflessione.

1. Tentazione – deserto – fragilità

2. Trasfigurazione – bellezza – umanità

3. Acqua – bisogno – desiderio

4. Luce – pregiudizio – verità

5. Vita – uscir fuori – libertà

Sono tutti termini importanti e ricchi di significato. Basterebbe anche semplicemente consegnarli alle persone, inserirli con discrezione nella loro ricerca quotidiana. Di questi tempi verrebbero fuori delle belle provocazioni. Quali sono le attese delle persone su questi argomenti?

Venerdì 13 marzo 2020, la consulta nazionale per la catechesi si riunirà online. Dovrebbe scaturirne un documento comune. Ci impegniamo a tenervi aggiornati.

Il responsabile Ufficio Catechistico Diocesano

Marcello Musacchi

Di seguito alcuni di testi per la nostra riflessione personale…

La Croce di Cristo, nostra salvezza

Cari fratelli e sorelle, cari confratelli,

il nostro cammino di Quaresima, ancora segnato dalla sospensione di ogni celebrazione liturgica, ci fa sostare in questa settimana davanti al Crocifisso di San Luca, uno dei luoghi di fede più antichi e più cari della spiritualità ferrarese. Era il Venerdì Santo del 22 marzo 1128 quando alla confluenza del Po di Volano col Po di Primaro spiaggiava un grande Crocifisso ligneo che un anziano riuscì a trasportare nella chiesetta del borgo dei pescatori. Da allora iniziò la devozione al Crocifisso di S. Luca che vide, tra gli altri, ai suoi piedi, la Beata Beatrice II d’Este, il Beato Arcivescovo Giovanni Tavelli, Lucrezia Borgia, Papa Urbano III e papa Innocenzo IV. Peste – in particolare quella del 1630 – carestie, alluvioni e guerre misero in ginocchio davanti al Crocifisso molti fedeli ferraresi. Nel 1901 e nel 2000 il Crocifisso attraversò in processione la città e fu esposto in Cattedrale. In questo tempo di sofferenza, la Croce di Cristo ancora di più ci fa sentire vicino, tra noi il Salvatore e vere le sue parole “Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”. Il segno della Croce ci ha accompagnato fin dal Battesimo, quando abbiamo ricevuto il segno della croce sulla fronte; all’inizio e alla fine di ogni celebrazione sacramentale, all’inizio e alla fine di ogni giornata. Il segno della Croce è uno dei gesti più semplici e più familiari, più popolari. E’ il gesto, secondo le parole di S. Giovanni Crisostomo, con cui esprimiamo il desiderio di “incidere” la croce nel nostro cuore e di comunicare l’amore di Cristo, che ci ha “attirati a sé” e “segnati con il suo sigillo”, ad ogni persona che incontriamo.

Guardando al Crocifisso, vi invito a vivere da venerdì 13 marzo a sabato 21 marzo 2020 una Novena di preghiera al Crocifisso di San Luca, attraverso la celebrazione personale, in chiesa o in famiglia la Via Crucis nei due venerdì di Quaresima e recitando personalmente, quotidianamente, in famiglia le litanie della Croce:

Croce di Cristo, legno benedetto: Noi ti adoriamo

Croce di Cristo, albero di vita: Noi…

Croce di Cristo, divino tesoro

Croce di Cristo, faro della storia

Croce di Cristo, bilancia del giudizio

Croce di Cristo, arma invincibile

Croce di Cristo, terrore dei demoni

Croce di Cristo, luce del mondo

Croce di Cristo, arca per i naufraghi

Croce di Cristo, porto dei salvati

Croce di Cristo, sovrana protezione

Croce di Cristo, bastone della Chiesa

Croce di Cristo, sostegno dei deboli

Croce di Cristo, difesa dei poveri

Croce di Cristo, forza dei martiri

Croce di Cristo, corona dei fedeli

Croce di Cristo, sapienza dei giusti

Croce di Cristo, vanto dei credenti

Croce di Cristo, gloria dei redenti

Croce di Cristo, diadema dei Santi

Croce di Cristo, sorgente della vita

Croce di Cristo, morte della morte: Noi ti adoriamo

Domenica 22 marzo 2020, anniversario del ritrovamento del Crocifisso di S. Luca, al termine della S. Messa privata nella Chiesa del Santuario, reciterò l’Atto di Affidamento al Crocifisso di S. Luca. Vi invito, nello stesso giorno, a unirvi a me in questo atto di fede e di affidamento, perché il dono della salute ritorni nella nostra città e nei paesi della Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, in Italia e nel mondo.

 

Atto di Affidamento al Crocifisso di San Luca

Dio Padre, ricco di misericordia, che nel Crocifisso consegni all’umanità il dono di tuo Figlio per la salvezza degli uomini, ascolta la nostra preghiera.

Sulla croce Tuo Figlio Gesù si è abbandonato nelle tue mani, ha regalato a sua Madre un figlio e a noi tuoi figli sua Madre, ha sentito la solitudine, ha sofferto la sete, ha perdonato anche l’ultimo dei tuoi figli: guarda questi tuoi figli che si rivolgono a Te, Padre.

Guardando il Crocifisso di S. Luca, rendici capaci di avere fiducia in te, o Padre, perdonare anche chi non perdona, amare chi non ama, non sentirci soli nella sofferenza, disperati di fronte alla morte innocente.

O santo volto Crocifisso, sostieni chi è solo e rendici prossimi a lui; cura chi è malato e accompagnaci al loro letto; conforta chi ha perso tragicamente un giovane figlio e aiutaci a condividerne la sofferenza; sii vicino a chi è lontano dalla propria famiglia e rendici capaci di sentirlo fratello; prendi per mano chi ha paura della morte e ascolta la nostra preghiera di suffragio.

O Crocifisso di S. Luca, affidiamo a te i nostri giovani, perché abbiano il coraggio di scegliere di donare la propria vita per il Vangelo.

O Crocifisso di S. Luca, ti affidiamo le nostre famiglie, perché cresca in esse la gioia dell’amore e l’apertura alla vita.

O Crocifisso di S. Luca, affidiamo a te la nostra città di Ferrara, perché sappia guardare a te, Signore della vita e della storia.

O Crocifisso di S. Luca, ti affidiamo la nostra Chiesa di Ferrara-Comacchio, perché sappia crescere nell’Amore a Dio e al prossimo, come tu ci hai insegnato. Il soffio del tuo Spirito, o Santo Volto, dalla croce arrivi su ciascuno di noi, perché in questo mondo stupendo e drammatico sentiamo la responsabilità della vita e della missione della Chiesa.

Così sia

12 marzo 2020

+ Gian Carlo Perego

Arcivescovo

Messaggio dell’Arcivescovo per la Quaresima

Cari fratelli e sorelle, cari confratelli,

iniziamo un’altra settimana di passione, per la malattia e il disagio di giuste misure preventive che hanno portato alla chiusura dei luoghi aggregativi, alla sospensione delle celebrazioni liturgiche, degli incontri formativi. Non vengono meno, però, in questo tempo “le armi spirituali” – per usare un termine di Santa Caterina Vegri, la Santa che ricordiamo il 9 marzo, che ha fondato e per trent’anni ha vissuto nel monastero delle Clarisse di Ferrara, dove ha composto anche un trattato dal titolo “Le sette armi spirituali”. Alla scuola della Santa clarissa, sono soprattutto tre le “armi spirituali” che possiamo valorizzare. La prima è la preghiera. Le nostre chiese restano aperte e ognuno può trovare il tempo per vivere la compagnia con il Signore nella visita al Ss. Sacramento, con una preghiera per i malati e per la loro cura e guarigione, la recita del Rosario. La chiesa, casa tra le case, sente e vive “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce della gente, soprattutto dei più poveri” (cfr. G. S. 1). Anche la nostra abitazione, in famiglia – a cui, in questa pausa forzata, magari possiamo dedicare più tempo – può diventare ‘quasi una chiesa domestica’ (cfr. L. G. 11), luogo di preghiera personale e comunitaria, luogo di ascolto e di dialogo con Dio. La seconda arma, in questo tempo quaresimale, è la meditazione della Passione e morte del Signore, attraverso la Via Crucis che possiamo fare negli ambienti domestici, oppure recandoci in chiesa e sostando davanti ai quadri delle quattordici stazioni. “O passione gloriosissima e remedio de ogni nostra ferita… O vero e suave refugio in tute aversitatde” scrive Santa Caterina Vegri. La Passione di Cristo e la sua morte possono aiutarci a comprendere, proprio in questo frangente storico, come il Signore condivida con noi “in tutto fuorchè nel peccato” (Eb 4,15; cfr. G. S. 22) la nostra condizione umana, facendosi prossimo soprattutto a chi vive la sofferenza e la malattia. La terza arma è la lettura della Parola di Dio. Al n. 25 della Costituzione conciliare Dei Verbum si ricorda ai presbiteri, ai diaconi, ai catechisti la necessità di un “contatto continuo con le Scritture, mediante la sacra lettura assidua e lo studio accurato”, ma anche di ammaestrare i fedeli loro affidati… “affinchè i figli della Chiesa si familiarizzino con sicurezza e utilità con le Sacre Scritture e si imbevano del loro spirito”. In questo tempo, nelle nostre case, possiamo attingere alla fonte inesauribile della Parola di Dio, perché la Parola ascoltata orienti, conforti, guidi la nostra vita. Santa Caterina Vegri dedica molto spazio proprio alla settima arma spirituale che è la “memoria della santa scriptura, la quale dovremo portare nel nostro core e da essa, sì commo da fidelissima madre, prendere consilio in tute le cosse nue abiamo a ffare”. Bella questa immagine della Parola di Dio come di una madre che allatta e sostiene la vita dei fedeli. La Parola di Dio è sempre Parola di vita.

Cari fratelli e sorelle, cari confratelli viviamo questo tempo di Quaresima – tempo di preghiera, di penitenza e di perdono, di digiuno e di carità – come un tempo provvidenziale dove sentire ancora di più la necessità – come i malati nel Vangelo – di ascoltare, di implorare, di toccare il Signore, perché ci dia il dono della guarigione fisica e spirituale.

Maria, Madonna delle Grazie e in Aula Regia ci accompagni. Il Signore, per intercessione di S. Caterina Vegri e del Beato Giovanni Tavelli, ci benedica e ci protegga.

Ferrara, 9 marzo 2020, Memoria di S. Caterina Vegri

+ Gian Carlo Perego

Arcivescovo

Il deserto e le sue tentazioni per don Tonino Bello

Donaci il coraggio di entrare nella logica di queste sabbie, che è, anzitutto, logica di nudità. Il deserto ti spoglia. Ti riduce all’essenziale. Ti decostruisce. Ti priva del guardaroba. Ti toglie di dosso gli abiti che finora hai considerato come assoluti, e ti fa capire che la tua identità va ben oltre le livree dell’appartenenza. Ti fa sentire povero, insomma. Come una bisaccia vuota.

È una logica che, tornato a casa, devo spiegare bene anche alle mie comunità cristiane, al cui interno ci si frantuma spesso per problemi di prestigio, ed è più facile rinunciare alla ricchezza dei beni che a quella del proprio punto di vista.

E sarebbe opportuno che vi meditassero anche i responsabili dei popoli della vecchia Europa, perché oggi è facile parlare di Casa comune, ma se ognuno pretende di entrarvi con tutto il suo mobilio senza rinunciare a nulla, diventerà impossibile evitare le prevaricazioni di chi sa organizzarsi meglio, a danno dei più poveri.

Donaci, Signore, il coraggio di entrare nella logica di queste sabbie che, oltre che di nudità, è anche logica di alleanza. Non di dominio o di sopraffazione, non di potenza o di sopruso, non di indifferenza o di omologazione.

La cultura che ancora oggi divide gli uomini in categorie egemoni e subalterne è la più radicale contrapposizione al messaggio del deserto, se perfino Jhwh, il Signore tuo Padre, ai tempi dell’esodo è sceso a patti con i figli di Israele, ha firmato con essi precise clausole d’intesa bilaterale, e li ha sempre trattati come partners di pari nobiltà.

Una chiesa trasfigurata – Timothy Radcliffe

A Roma vicino a S. Sabina, dove ho vissuto per nove anni, c’era una barbona. Mancava di tutto, ma si piegava sotto il peso di innumerevoli borse contenenti abiti logori, giornali vecchi, lattine vuote. Le davano una illusione di ricchezza e sicurezza. Ma la sua povertà la immobilizzava. Ho pensato spesso che se fosse riuscita a riconoscere di essere povera e a liberarsi di tutte quelle cose, avrebbe camminato più facilmente e forse avrebbe trovato una nuova vita. un giorno la intravidi in Piazza san Pietro, ben vestita: dimostrava dieci anni in meno e non aveva che una borsetta. La chiesa a volte può avere quell’aspetto, appesantita da cose insignificanti che sembrano dare sicurezza e importanza, ma che impediscono un cammino spedito. Possiamo lasciar andare tante cose se vogliamo viaggiare leggeri. Nella mia chiesa, alcuni hanno nostalgia dei cocomeri e dell’aglio (come il popolo uscito dall’Egitto in Nm 11,5) di una chiesa preconciliare, che probabilmente non sono mai esistiti; altri si affliggono perché al Terra promessa di una chiesa rinnovata appare lontanissima… Credere significa andare avanti.

L’acqua della fonte – Angelo Casati

“Buon giorno” disse il piccolo principe

“Buon giorno” disse il mercante

Era un mercante di pillole preconfezionate che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere.

“Perché vendi questa roba?” disse il piccolo principe

“È una grossa economia di tempo” rispose il mercante. “Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatré minuti alla settimana”.

“E che cosa se ne fa di questi cinquantatré minuti?”

“Se ne fa quel che si vuole…”

“Io” disse il piccolo principe, “se avessi cinquantatré minuti da spendere, camminerei adagio, adagio, verso una fontana”

Com’è importante il tempo della sosta, la sosta al pozzo, la sosta dello Spirit, un tempo che ci fa liberi dalle pillole preconfezionate, le parole dei mille mercanti, liberi dalle loro formule magiche e ci fa camminare, adagio, adagio, verso l’incontro con Gesù…

“Di che torrente sei?” chiedeva sempre il Patriarca di Gerusalemme ai monaci che salivano dal deserto alla città santa… Non bisogna meravigliarsi del deserto. La nostra vita poco o tanto conoscerà sempre questo essere aridi e riarsi. E dunque il problema non è poi tanto quello di non aver sete, perché nella vita avremo sempre tanta sete! Preoccupiamoci invece dell’acqua e che sia dolce e chiara e non quella di cisterne screpolate e stagnanti.

 

La luce – Henry Newman

Nel 1833 il giovane Henry Newman rimase bloccato con l’imbarcazione al largo delle coste della Sardegna. Era depresso, esausto e non riusciva a capire come andare avanti. Così, non avendo altro da fare, compose poesie, la più famosa delle quali è

Conducimi, dolce luce

Conducimi, dolce luce, tra il buio che mi circonda,

conducimi tu!

La notte è oscura e sono lontano da casa,

conducimi tu!

Reggimi in piedi: non chiedo di vedere la scena lontana,

mi basta un passo per volta

Vedere è un’arte – Willliam Herschel

L’astronomo britannico W. Herschel, di origine tedesca, dopo la scoperta di Urano affermò: “ vedere è per certi versi un’arte che deve essere appresa … per molte notti mi sono esercitato a vedere e sarebbe strano non acquisire una certa destrezza con una pratica così costante”.

È più di un’arte anche imparare a vedere i volti umani alla luce di Cristo

Lazzaro ‘esci fuori’ dal buio – D. Sammon

Un giorno un rabbino domandò ai suoi studenti: “come si fa a dire che la notte è finita e il giorno sta ritornando?”

Uno studente suggerì: “quando si può vedere chiaramente che l’animale a una certa distanza è un leone e non un leopardo”.

“No”, disse il rabbino. Un altro disse: “quando si può dire che un albero produce fichi e non pesche?”

“No”, disse il rabbino. “È quando si può vedere il volto di un altro e vedere che quella donna, quell’uomo, è tua sorella, tuo fratello. Poiché fino a quando non siete in grado di fare questo, non importa che ora sia del giorno, è ancora notte”.

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