Importante progetto espositivo nella chiesa di piazzetta Schiatti, alla presenza dell’artista udinese 96enne. Un esempio mirabile di arte sacra contemporanea tutta da ammirare
A poco più di un anno dalla riapertura della chiesa della Conversione di San Paolo e nel pieno del Giubileo della Speranza, è già possibile fare un bilancio delle molte presenze e dei tantissimi eventi in essa realizzati, ma non è ancora tempo di tirare le somme, piuttosto di assecondare la vocazione che questo gioiello di arte e di fede ha mostrato con evidenza.
In ogni conversazione e riflessione dei visitatori e degli addetti ai lavori, emerge chiaramente che questa chiesa per qualità, collocazione nel tessuto urbano, dimensione e storia, debba diventare il luogo simbolo del dialogo tra la cultura e la fede. Cultura a 360 gradi come espressione della capacità creativa nell’ambito delle arti visive, della musica e della letteratura, ma anche della didattica soprattutto a favore delle generazioni più giovani. Un esempio è la postazione VR per ammirare il muro affrescato di San Paolo Vecchio che da non visibile ora diventa patrimonio di tutti.
IL PROGETTO ESPOSITIVO
Oltre ai concerti era naturale iniziare a programmare altre tipologie di eventi e prima di tutto quelli che permettono di mettere a confronto in dialogo innovativo l’arte contemporanea con la tradizione medioevale e rinascimentale propria della nostra città. Per questo è stato scelto un maestro di oggi, di grande impatto artistico, emotivo e sociale. Giorgio Celiberti ha dedicato la sua vita a raccontare la bellezza e insieme la drammaticità dell’esistenza, attraverso l’utilizzo di tutti i linguaggi umani e i simboli della natura. In questa mostra sono presenti alcuni degli esiti più significativi del suo viaggio interiore, che consiste nel percorrere e ripercorrere alcune tematiche fondamentali come l’incontro con il dramma di Terezin e la rielaborazione dell’iconografia della Croce e del Cristo Crocefisso.
Scrive Massimo Recalcati: «Per Giorgio Celiberti l’arte è un tentativo di riscatto, di redenzione, è ciò che salva la vita dal precipitare nel non-senso. L’opera è come un’alba: una conquista della luce alla fine della notte, una vittoria sul silenzio della morte».
La mostra, dislocata nei diversi ampi spazi della chiesa, è configurata come una Via Crucis nelle navate laterali e presenta due punti autonomi di riflessione: all’altare della Madonna del Carmelo il Grande Libro e, nel coro le 12 Stele tra cui alcune dedicate a Terezin.
A completamento del percorso è possibile immergersi nella poesia della parola viva dell’autore attraverso il documentario “Come il primo giorno” di Massimo Manservigi, che scandisce le tappe della sua lunga esistenza e prolificità artistica in una sorta di diario intimo, che è soprattutto testamento vivo e chiave di lettura di una produzione tra le più importanti del panorama mondiale.
Per approfondire: www.giorgioceliberti.com
(testo a cura degli organizzatori)
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IL 14 GIUGNO L’INAUGURAZIONE: ECCO IL PROGRAMMA
Lo Studio Giorgio Celiberti assieme all’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio e alla chiesa della Conversione di San Paolo organizzano il progetto espositivo dal titolo “I volti della Passione”, con opere di Giorgio Celiberti.
La mostra inaugura sabato 14 giugno alle ore 16.30 nella chiesa della Conversione di San Paolo, p.tta Schiatti, Ferrara.
Il programma prevede i saluti del nostro Arcivescovo mons. Gian Carlo Perego e gli interventi di mons. Massimo Manservigi, Vicario Generale e Presidente dell’UP San Paolo-S. Stefano, mons. Stefano Zanella, Direttore Ufficio Tecnico Amministrativo Diocesano, e di Giorgio Celiberti.
Introduzione a cura di Romeo Pio Cristofori, Conservatore del Museo della Cattedrale. A seguire, vi sarà la proiezione del documentario “Come il primo giorno” del regista mons. Massimo Manservigi. Segue aperitivo.
Il documentario “Come il primo giorno” di mons. Manservigi (realizzato con la fondamentale collaborazione di Giovanni Dalle Molle e Giovanni Zardinoni) è stato proiettato per la prima volta la sera del 25 marzo scorso nel Cinema Santo Spirito di Ferrara. Si è trattato del primo dei tre incontri del ciclo “Ti ho ascoltato con gli occhi”, dedicato al cinema di mons. Manservigi.
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CHI È GIORGIO CELIBERTI
Celiberti nasce a Udine nel 1929 e comincia giovanissimo a dipingere. Una passione, la sua per il disegno, che ha fin da quando era bambino e gli insegnanti notano questa sua “ossessione” e ne rendono partecipi i genitori. L’iscrizione, poi, al Liceo Artistico di Venezia, dove conoscerà quello che diventerà un suo amico e maestro: Emilio Vedova. A 19 anni partecipa alla Biennale di Venezia del 1948, la prima del dopoguerra. A inizio anni ‘50 si trasferisce a Parigi, dove entra in contatto con i maggiori rappresentanti della cultura figurativa d’oltralpe, e nel ‘56 vince la borsa di studio del Ministero della Pubblica Istruzione che gli consente di soggiornare a Bruxelles. Dal 1957 al 1958 è a Londra e poi soggiorna negli USA, in Messico, a Cuba, in Venezuela.
Al rientro in Italia si trasferisce a Roma, dove frequenta gli artisti di punta del panorama italiano. Verso la metà degli anni ’70, il ritorno a Udine. Nel 1965, un episodio che gli cambia la vita: la visita al lager di Terezín, vicino Praga, dove migliaia di bambini ebrei, prima di essere trucidati dai nazisti hanno lasciato testimonianze della loro tragedia in graffiti, disegni, brevi frasi di diario e in un libretto di poesie: «quando sono tornato, ero un’altra persona», racconta a don Manservigi. «Terezín è stato uno dei maestri più grandi della mia vita. Lì ho capito cos’è il dolore».
Nel ‘75 realizza i Muri Antropomorfi e in questo periodo si dedica soprattutto alla scultura, anche se la sua attività creativa si caratterizza sempre più per un’originale simbiosi tra espressione plastica e pittorica. Poi, la scultura abbandonerà l’impostazione di grandiosità monumentale per intessere un colloquio privato con le tracce di un passato ancestrale. Celiberti ha partecipato alle più significative manifestazioni d’arte in Italia e all’estero e ha inanellato oltre un centinaio di mostre personali. Nel 2000, Anno giubilare, realizza una croce di 3 metri nella chiesa di Fiumesino (Pordenone). Nel 2009 sue grandi mostre sono al Museo Ebraico di Venezia, a Roma, all’Abbazia di Rosazzo e a Monaco di Baviera.
Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 6 giugno 2025