Il Vescovo, guida della Chiesa in Ferrara-Comacchio, passerà una settimana in ogni parrocchia e Unità pastorale diocesana, per condividere gioie e difficoltà. Don Michele Zecchin, Convisitatore per la Visita, ci spiega le tappe e il senso del percorso

 

Don Zecchin, a gennaio 2026 inizierà la pre-visita, da ottobre le visite vere e proprie. Spieghiamo innanzitutto cos’è una visita pastorale.

«La visita pastorale ha un significato molto semplice: il Vescovo si fa presente, passa del tempo assieme alla sua gente, al Popolo di Dio di cui è pastore nel nome del Signore. È un’esperienza organica della vicinanza e della premura del Signore tramite il Vescovo per la gente. L’intento del Vescovo Gian Carlo è proprio principalmente questo: trascorrere un po’ di giorni vivendo nelle varie parrocchie e Unità pastorale assieme ai suoi preti e incontrando la gente nella quotidianità, condividendo da vicino gioie e fatiche della vita pastorale, nelle sue espressioni ordinarie della celebrazione liturgica e della preghiera, della formazione in tutti i suoi aspetti, della missionarietà nella carità. La sfida pastorale attuale è grandissima, in questo cambio d’epoca, e la vicinanza del Vescovo sarà di incoraggiamento per tutti. La visita, dunque, è prima di tutto occasione di comunione ecclesiale e di unità. E il Vescovo Gian Carlo desidera viverla anche per ravvivare lo slancio missionario, elemento fondamentale della appartenenza al Signore risorto, che riunisce i suoi discepoli e li manda ad annunciarlo a tutti».

Perché la visita pastorale è importante per la singola parrocchia/Unità pastorale?

«Ogni comunità (parrocchiale o più allargata di Unità pastorale) ha la sua identità nella comunione diocesana, che non sempre viene percepita in modo immediato. La parrocchia è per definizione una porzione della Chiesa locale, riunita attorno al Vescovo. La visita dovrebbe ravvivare questa consapevolezza nei preti e nei laici. Credo che da sempre sia in agguato la tentazione di pensarsi come chiesa in modo limitato alla propria realtà parrocchiale, ed è normale, perché è lì che concretamente ci si conosce e si diventa amici, ci si raduna, si ascolta la Parola di Dio, si ricevono i segni sacramentali della Presenza del Signore, si sperimentano le avventure dell’annuncio del Vangelo. È sempre importante educarsi alla diocesanità perché questa è la struttura fondamentale della Chiesa presente nello spazio e nel tempo della storia: una parrocchia o una Unità pastorale da sole non hanno la pienezza dei doni che Dio ha voluto fare alla sua Chiesa, il Popolo di Dio quasi sacramento di unità per tutto il genere umano».

Vi è anche un legame col Sinodo…

«Sì, la Chiesa universale e le Chiese in Italia col Sinodo hanno vissuto un cammino che ha portato ad individuare alcuni elementi decisivi per la vita della Chiesa. La visita pastorale darà impulso alla realtà degli organismi di corresponsabilità, alla necessità di un rilancio della formazione, alla ministerialità, alla apertura e accoglienza di chi è lontano, al rapporto più vivace con il territorio, all’attenta valutazione e ottimizzazione delle strutture».

È perché la visita è importante per il Vescovo, quindi per la Diocesi?

«Il Vescovo è chiamato a vivere una responsabilità grande: la cura di tutta la Chiesa diocesana. Da solo non può farlo, e per questo vive in comunione e corresponsabilità con i presbiteri e con tutti gli operatori pastorali, specie quelli che più da vicino condividono l’impostazione e la verifica delle attività missionarie (di annuncio della Pasqua) e pastorali (di cura dei fedeli). C’è sempre un equilibrio importante nella comunione della Chiesa: la responsabilità del Vescovo che ha un carisma di guida e la corresponsabilità dei battezzati che con i loro carismi sono animati dallo Spirito per vivere la missione. La visita pastorale è un momento per cogliere e coltivare questa bellezza di comunione che è la dimensione “normale” della vita della Chiesa.

Ma c’è una altro aspetto importante, specie per i preti e i laici scelti per il servizio diocesano nella Curia e negli Uffici pastorali: vivere in modo molto esplicito il servizio di aiuto alle comunità, nei vari aspetti della vita pastorale, perché le cose vadano bene, i problemi siano affrontati insieme, le linee di fondo della liturgia, della formazione e della carità siano davvero condivise, mentre si riconoscono le specificità di ogni comunità».

Quali le tappe principali della preparazione della visita pastorale?

«In questi ultimi mesi del 2025 i preti e i Consigli pastorali (dove sono presenti) raccolgono e condividono una prima serie di dati sulla situazione pastorale ed amministrativa delle loro comunità. Il convisitatore intanto inizia ad incontrare i presbiteri singolarmente e insieme nelle riunioni vicariali: si tratta di accompagnare con calma e preparare per tempo il programma della presenza del Vescovo in ogni comunità e anche gli incontri ritenuti importanti con le realtà civili delle varie zone della Diocesi. Da gennaio 2026 inizieranno gli incontri con i preti e i Consigli pastorali delle parrocchie o UP per confrontarsi sui dati raccolti e stendere la prima bozza del programma della visita, che avrà la sua originalità per ogni comunità parrocchiale o di Unità pastorale.

All’incontro con il convisitatore seguiranno gli incontri con gli incaricati degli Uffici pastorali (liturgia, catechesi/formazione, carità) e amministrativi (gestione economica, custodia degli archivi e dei beni culturali) per verificare insieme le cose che funzionano e quelle nelle quali c’è bisogno di un aiuto particolare per vivere l’unità secondo gli orientamenti nei vari ambiti pastorali e amministrativi.

Infine, a partire da ottobre 2026, il Vescovo inizierà la condivisione della vita delle comunità, a partire da quelle del Vicariato di S. Guido (zona di Codigoro) e a seguire i vicariati di S. Cassiano (zona di Comacchio), S. Apollinare (zona attorno a Copparo), S. Giorgio (a sud della città di Ferrara), Beato Tavelli (dalle parti di Bondeno) e infine i vicariati della periferia della città (S. Maurelio a sud-ovest e S. Caterina Vegri a Nord-est). Ultimo, il Vicariato Madonna delle Grazie, entro le mura di Ferrara. La visita continuerà poi per altre realtà ecclesiali o civili particolari.

Il Vescovo si fermerà normalmente per una settimana, risiedendo nelle parrocchie o Unità pastorali, in ognuna delle circa 50 tappe della visita. Si dedicherà, come detto, a stare con la gente e i gruppi, a pregare insieme con le comunità e a incontrare eventualmente le realtà civili del territorio».

I parroci come si stanno preparando alle pre-visite e alla visita? E come si preparano assieme alle loro comunità?

«Già a novembre 2024 una riunione del Consiglio presbiterale è stata dedicata a riflettere sulla impostazione della visita pastorale, la cui bellezza dipenderà naturalmente dalla preparazione fatta dai preti assieme ai membri dei Consigli pastorali ed economici che stanno per essere coinvolti anche con l’accompagnamento del convisitatore. La visita è un’ulteriore occasione per rendere più stabile la presenza e il funzionamento degli organismi di corresponsabilità nelle parrocchie (i Consigli pastorali ed economici). C’è il desiderio di una bella presenza del Vescovo in mezzo alla gente, oltre alle occasioni che già ci sono per le cresime o per altri motivi. Non manca un po’ di trepidazione per far trovare tutte le cose a posto, ma i tempi abbondanti della preparazione e lo stile di collaborazione e di confronto porteranno ad un incontro che sarà certo fruttuoso per la comunione e lo slancio missionario della nostra comunità diocesana».

(Foto Roberto Targa)

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 24 ottobre 2025 

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