In programma dal 1° settembre al 4 ottobre: iniziamo a riflettere
Pare ormai visionario parlare di pace. Si ha quasi il timore di essere derisi a pronunciare questa parola, perché i tragici eventi di questi giorni sembrano sempre più allontanare questo sogno per la Terra e l’umanità.
Tuttavia gli appelli del Santo Padre a pregare e a costruire la pace continuano incessantemente e l’invito a non perdere la Speranza, proprio in questo Anno giubilare, si fa sempre più intenso.
Allora anche il tema scelto per il Tempo del Creato 2025 “Pace con il Creato” non ci sembrerà fuori luogo ma, anzi, potrà esserci di aiuto per essere sempre più operatori e costruttori di pace.
Il simbolo scelto è il Giardino della Pace, caratterizzato da una colomba che porta un ramoscello d’ulivo che dà vita appunto al Giardino della Pace. Esso è rappresentato da un albero diviso in due: a sinistra la pianta ha rami secchi perché affonda le sue radici in una terra arida e desolata, che rappresenta il mondo pieno di violenza prima del diluvio (Genesi 6, 13), mentre a destra l’albero è rigoglioso, la terra è ritornata alla vita e la colomba con il rametto di ulivo è un segno di nuova pace.
Il testo guida per quest’anno è, infatti, Isaia 32:14-18 dove il profeta raffigura un Creato desolato e senza pace a causa della mancanza di giustizia e della rottura del rapporto tra Dio e l’umanità.
La descrizione di città devastate e terre desolate sottolinea in modo eloquente il fatto che i comportamenti distruttivi dell’uomo hanno un impatto negativo sulla Terra. «Ma ancora una volta il Signore manderà su di noi il suo spirito. La terra deserta diventerà un giardino, e il giardino una foresta, e in essi regneranno la giustizia e il diritto».
C’è ancora speranza e attesa per una Terra in pace, intesa non solo come assenza di guerra ma come nella Bibbia Ebraica, dove lo shalom rappresenta un concetto molto più profondo, che si estende oltre l’assenza di conflitto fino al pieno ripristino delle relazioni interrotte, ovvero del nostro rapporto con Dio, con noi stessi, con la famiglia umana e con il resto del Creato.
E anche Papa Leone XIV ha recentemente affermato che nella prospettiva cristiana – e anche in quella di altre esperienze religiose – «la pace è anzitutto un dono», un «dono attivo, coinvolgente, che interessa e impegna ciascuno di noi, indipendentemente dalla provenienza culturale e dall’appartenenza religiosa, e che esige anzitutto un lavoro su sé stessi». «La pace si costruisce nel cuore e a partire dal cuore, sradicando l’orgoglio e le rivendicazioni, e misurando il linguaggio, poiché si può ferire e uccidere anche con le parole, non solo con le armi».
La pace con il Creato richiede, allora, azioni proattive per riparare le relazioni interrotte: tra gli uomini e la Terra, tra gli uomini e le altre creature e tra gli uomini e Dio. Anche se le sfide possono sembrare schiaccianti, Cristo ci ricorda che «per Dio tutto è possibile» (Matteo 19:26). La speranza alimenta l’azione; attraverso la preghiera, il discernimento e l’impegno, possiamo creare le basi per il cambiamento, lavorando per la giustizia, la solidarietà, la riconciliazione e l’armonia con il Creato.
L’azione può comprendere la mobilitazione, i progetti di sostenibilità, le campagne di pulizia o l’educazione per dimostrare che la cura del Creato è al centro della nostra fede e che strettamente collegata alla quella giustizia sociale, senza la quale la pace non può esistere.
Dobbiamo collaborare e costruire sulla diversità per raggiungere la pace e i processi di pace, come la riforestazione, la pulizia dei fiumi o la costruzione di pozzi, possono costituire importanti occasioni di collaborazione e unire anche gruppi divisi. È allora tempo di cominciare ad agire e a pensare a quali azioni concrete possiamo mettere in campo per il Tempo del Creato 2025.
Certamente proposte e iniziative saranno promosse dalla nostra Diocesi e dal Circolo Laudato si’, ma sarebbe bello che ogni parrocchia o Unità pastorale, ogni associazione, gruppo o comunità si mobilitasse per cercare collaborazioni con altri entri, istituzioni e – perché no? – altre comunità religiose per innescare ovunque processi di dialogo e collaborazione, di cura della Casa Comune, di giustizia sociale e, quindi, di pace.
Che lo Spirito sia mandato su di noi, affinché possiamo lavorare insieme per la pace con il Creato. Che possa guidarci alla conversione ecologica e a una comprensione più profonda della nostra famiglia cosmica. Dobbiamo cambiare la nostra mentalità, abbracciare la rettitudine e insegnare questi valori alle generazioni future per qualcosa di più grande e veramente trasformativo.
Per maggiori informazioni e approfondimenti: https://seasonofcreation.org/it/
(a cura di Cecilia Cinti)
Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 27 giugno 2025
(Articolo all’interno della Rubrica mensile “Terra nostra”, n. 38)