di M. Chiara Marchesini*
L’anno scorso accettai la scommessa di un corso di chitarra facile per un gruppo di detenuti comuni del carcere di Ferrara, sfociata in un concerto tenutosi all’interno del carcere di Ferrara a marzo 2024, in cui, con l’amico Patrizio Fergnani, abbiamo coinvolto i nostri figli musicisti e alcuni amici a suonare con i detenuti. Questa esperienza straordinaria e inaspettata, in cui il “fuori” ha incontrato il “dentro”, in cui persone esterne sono entrate in carcere per collaborare con i detenuti ad un progetto musicale, ha dato il via, lo scorso settembre, a una nuova scommessa: formare un coro composto da detenuti e volontari esterni. Ha preso così vita il “Coro Out/In”.
Il progetto ha subito raccolto molte adesioni da parte di donne e uomini provenienti da esperienze corali cittadine (Sonarte, Coro Mondine di Porporana, Coropercaso S.G.Lav., Coro S. Spirito…), disponibili a partecipare come volontari. Per tutti era la prima volta dentro un carcere; tanta la voglia di cominciare, misto di curiosità e anche un poco di incertezza… Per i detenuti non è stata immediata l’adesione a questa esperienza: cantare è un mettersi in gioco più diretto che il suonare uno strumento, nel canto è il nostro corpo che si esprime, nel suonare abbiamo lo strumento come oggetto mediatore. Perciò ho proposto ai detenuti del corso chitarra di trattenersi a fine lezione e partecipare di seguito al momento del coro, in modo da accompagnare i canti con le chitarre. Così, pian piano, alcuni partecipanti hanno cominciato anche a cantare e a vivere in benessere le due ore di “musica” tra loro e con i coristi esterni. La musica è servita come collante tra le persone, come mezzo di comunicazione e veicolo per le emozioni di ciascuno, si è imparato che si può interagire con gli altri nel rispetto delle regole di “orchestrazione”: ascoltarsi, aspettarsi, seguire un ritmo insieme, collaborare.
Per tutti i coristi esterni è stato sorprendente scoprire quanti talenti musicali si nascondono dietro le sbarre, ed è stato bellissimo vedere la stessa gioia sprigionare dai volti dei detenuti e dei coristi durante le improvvisazioni che ogni volta scaturivano dalle prove, lasciandosi andare con la musica. In ogni incontro non si canta soltanto, ci si conosce, ci si racconta, ci si ascolta, si ride con qualche barzelletta; alla fine ci si stringe la mano, ci si saluta come amici. Frasi come «oggi mi sono emozionato», «grazie per la musica insieme» e soprattutto «queste sono persone come me», «non mi aspettavo una esperienza simile» indicano che insieme abbiamo raggiunto un obiettivo importante: l’abbattimento dei pregiudizi e la costruzione di ponti di dialogo e scambio. Musica che unisce, musica che cura, musica che si prende cura…
E così, un accordo dopo l’altro, un canto dopo l’altro, con fatica e tanta pazienza, anche i chitarristi meno esperti hanno suonato durante un concerto formato da canti e musiche suggerite da coristi e detenuti. Concerto che si è tenuto nel pomeriggio dello scorso 19 maggio all’interno del teatro del carcere di via Arginone, a favore degli altri detenuti, del personale e dei vari volontari. I canti eseguiti sono stati proposti in parte dal coro e in parte dai detenuti stessi, e parlavano di realtà diverse: da un canto dei pellirosse Cherooke a un brano su testo aborigeno, da “Vivere” di Vasco Rossi a “Father and son” di Cat Stevens, da un canto filippino a uno albanese, e anche brani allegri e divertenti come il “Coro dei pompieri” di Bud Spencer e Terence Hill oppure “Sarà perché ti amo”, e vari altri. Ogni canzone aveva un senso e voleva raccontare qualcosa, dall’amarezza alla speranza, dal senso di appartenenza all’intimismo, dalla voglia di un altrove all’allegria dello stare insieme, e il pubblico dei detenuti e dei volontari presenti ha dato riscontro di questo con applausi e apprezzamenti.
Che dire? Credo che la scommessa iniziale sia stata vinta: attraverso la musica, il coro, le chitarre, il dentro e il fuori si sono incontrati e si è formato davvero un ponte, un luogo di scambio in cui dare e ricevere, in cui il diritto di sentirsi persone è riconosciuto, un luogo in cui si respira un poco di aria fresca di libertà. E l’esperienza continua…
* Volontaria referente Coro/Chitarre in carcere
Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 30 maggio 2025