Risorse e infrastrutture scarseggiano: una riflessione
di Giovanni Tamburrini
Nell’Area Interna Basso Ferrarese si è in presenza da tempo di una sorta di circolo vizioso, alimentato dallo spostamento al di fuori dell’area di importanti risorse – come il capitale umano e presumibilmente anche il capitale finanziario – che determina un ulteriore impoverimento della stessa Area Interna, soprattutto in termini di potenzialità per un futuro sviluppo socio-economico.
L’interruzione di tale circolo non può che avvenire attraverso l’adozione di una serie di misure d’intervento pubblico, precedute da specifiche iniziative mediante le quali migliorare la capacità amministrativa e di spesa. L’Area Interna – anche a causa dello spostamento verso l’esterno – gode di una minore quantità di forza lavoro rispetto all’area rimanente che compone la provincia di Ferrara; inoltre, nell’Area Interna sono maggiormente presenti le imprese di piccola o piccolissima dimensione, le quali molto spesso sono diffuse sul territorio, anziché essere agglomerate in apposite aree attrezzate destinate alle attività produttive, come quella di San Giovanni di Ostellato. Tutto ciò comporta che le imprese localizzate nell’Area interna sostengono costi di produzione molti elevati che vanno a ridurre i margini di guadagno registrati nei bilanci aziendali. La disponibilità di manodopera non particolarmente formata – salvo le debite eccezioni – contribuisce ad ottenere dalle iniziative imprenditoriali operanti nell’Area livelli di produttività e di redditività inferiori a quelli possibili, che si riesce, invece, ad ottenere al di fuori dell’Area. Una simile situazione porta inevitabilmente le imprese ubicate nell’Area interna – soprattutto quelle di piccola dimensione – a disporre di una inferiore quantità di risorse finanziare da destinare agli investimenti con cui espandere la loro attività produttiva. Poi, a causa del basso livello di reddito pro capite goduto dai residenti nei Comuni dell’Area, i consumi che in parte potrebbero essere costituiti da autoconsumo, sono anch’essi limitati, per cui la domanda di beni di consumo avanzata nei confronti delle imprese produttive, locali e non, sarà anch’essa limitata.
L’Area interna Basso Ferrarese si caratterizza per un elevato livello di fragilità socio-demografica, a causa dello spopolamento e dell’invecchiamento della popolazione che rimane a risiedere, di frammentazione territoriale delle attività produttive e di una elevata, quanto paradossale differenziazione fra i Comuni che la compongono, che sono di diversa dimensione demografica e specializzati in attività tra loro diverse, ma non complementari.
Un’altra caratteristica propria dell’area è rappresentata dalla carenza di infrastrutture, sia materiali che immateriali, rispetto al resto del territorio provinciale in settori come quelli delle telecomunicazioni, del trasporto pubblico e, di conseguenza, della mobilità, mediante le quali si potrebbero favorire relazioni più intense e strette sia all’interno dell’Area stessa, sia con le aree contermini presenti nella provincia, a ovest e a sud, nonché con quelle delle province circostanti, in particolare Rovigo, Modena, Bologna e Ravenna.
A tal proposito si tenga presente che è stato recentemente approvato il progetto di Zona Logistica Semplificata, imperniata sul porto di Ravenna, della quale però le attività produttive localizzate nell’Area Interna che volessero effettuare attività di import-export non potrebbero avvalersi di un collegamento diretto attraverso la Strada statale Romea o di una adeguata rete ferroviaria, per ricorrere al polo logistico di Bondeno, situato molto più a ovest. Si deve segnalare la totale assenza di un adeguato coordinamento tra i progetti di investimento pubblico finanziati mediante il PNRR e la politica di coesione europea. Una programmazione che dovrebbe basarsi sulla valutazione e sulla quantificazione dei complessivi fabbisogni sociali.
Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 23 maggio 2025
(L’articolo fa parte della Rubrica mensile “Ferrara e il bene comune”)